I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


A voi, donne

           Quella di filar la lana è stata l'occupazione più vera e maggiore delle antiche donne romane. Ritorna oggi in onore per causa della guerra. Alle donne italiane, nella tragica ora che volge, un grande lavoro si impone: quello di filare la lana per i soldati che combattono al fronte. Sulle balze del Trentino e su per le dolomiti del Cadore già il freddo intirizzisce le membra dei valorosi ed eroici alpini. Urge venire loro in aiuto e provvedere.
           Se filar la lana non è più necessario nel senso antico della frase, perchè le macchine possono far meglio e più presto, è necessario invece ed urgente lavorarla a mano per farne berretti, sciarpe, maglie, calze, resistenti, morbide, elastiche, di tutta lana e di prima qualità.
           Il povero soldato non può rammendare e riparare.
           Egli ha da fare qualche cosa di più: l'Italia più grande più libera, più forte!
           Questo lavoro, modesto, ma patriottico, tocca alle donne d'Italia che sull'altare della patria dimostrano di sacrificare ogni loro ambizione.
           La necessità di filar lana ormai si impone a tutti i Comitati di Preparazione Civile.
           Bisogna provvedere subito — la preparazione è lenta e molti soldati dovranno passare parte dell'autunno e forse dell'inverno sulle Alpi. Ora, mentre al caldo anche se torrido, si dorme; al freddo, se rigido e non si hanno caldi indumenti, no!
           È caldamente raccomandata da igienisti e da alpinisti la maglia ciclista, molto elastica nel corpo, colli e polsi aderenti alla pelle.
           S'indossa facilmente e presto la si toglie, si mette alla pelle come sopra la camicia, lascia liberi i movimenti, tanto vero che è in uso in tutti gli «sport» che richiedono tale libertà: canottaggio, «foot-bal», «sky». E chi più dei nostri soldati ha bisogno della massima libertà di movimenti?
           Occorrono però a diecine di migliaia.
           Un tenente d'artiglieria, scrive dal fronte:
           «Quassù nevica! stanotte il termometro è sceso a 3 gradi sotto zero. Vogliate mandarmi calze e mutande di lana». Un altro ufficiale chiede maglie di lana morbida e spessa.
           Vien quasi da ridere alla richiesta di lana in questi giorni di caldo soffocante. Ma pensandoci bene, vien voglia di piangere! Si pensi agli stenti, alle fatiche, ai disagi, ai pericoli di tanti giovani soldati che combattono o muoiono per la maggior gloria d'Italia! E voi, donne che avete intelletto d'amore e di patria, lavorate nel silenzio della vostra casa « a filar lana», come le buone romane del tempo antico, e come già lavoraste l'inverno scorso.
           Ma un altro compito è a voi riservato o donne. Molti mariti, figli o parenti vostri ancora non hanno fatto il dovere verso il Comitato di Preparazione Civile, e spetta a voi di incuorarli, di spingerli a dare, ed a dare senza tirchieria. «Quel che donna vuole tutto si puole»; ebbene pretendete che ognuno figuri degnamente nella lista di sottoscrizione e vi sentirete benemerite maggiormente della Patria.
           Il Dio degli eserciti benedirà alla vostra opera e guiderà i soldati nostri alla vittoria.