I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


Le lettere dei soldati

           Scrive un alpino
           
           Sono ormai innumerevoli gli esempi di valore, di coraggio, di resistenza indomita che offrono alla nazione i nostri alpini al fronte.
           E tutto questo viene fatto dai bravi giovani semplicemente senza gesto d'orgoglio, senza vanteria: così, è il loro dovere!
           Un alpino scrive a due suoi amici:
           «Dopo diverse peregrinazioni, dopo lunghe e faticose marce di 12 o 14 ore, in località da aquile, con l'incertezza del salto di qualche rancio, camminando di notte per strette mulattiere, siamo arrivati in una posizione inespugnabile. Si figurino un'alta montagna (3000 metri circa) tutta cinta da potenti reticolati in ferro, tre modernissime linee di trincee, piazze forti per cannoni, due vaste caserme da paragonarsi a vere villeggiature con ogni confort: finestre a doppia invetriata, cessi inglesi, acqua potabile, telefono, vasche da bagno, stufe, ecc... il tutto valutato per 4 milioni, abbandonato miseramente dagli austriaci. Un pugno di 100 uomini conquistò tanta ricchezza senza colpo ferire. Ciò grazie al sangue freddo del Comandante il plotone che finse di avere con sè un battaglione, mentre trovavasi in marcia di ricognizione. I pochi soldati austriaci furon fatti prigionieri. Ed ora, mentre mi trovo in una posizione incantevole che domina Rovereto e si vede Trento, passa la fanteria al suono dell'inno a Trento, le campane dei bei paesetti italici suonano a distesa e gli abitanti inneggiano: evviva all'Italia. E' bello, è solenne ed anch'io, sebbene lontano dalla famiglia, dalle persone che amo e che mi amano, sono contento di trovarmi quassù a fare il mio dovere di italiano, come altri mille e mille soldati che fanno il loro obbligo».
           Una stretta di mano al valoroso alpino ed augurii a tutti i bei figli d'Italia.