I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


I nostri soldati

           L'eroica morte del tenente Marcelli
           
           Riceviamo da Bisenti:
           Ieri giunse dal fronte la dolorosa notizia della morte sul campo dell'onore del tenente Guido Marcelli da Appignano. Egli mentre dava gli ordini in trincea, cadde ferito all'addome, ed alle ore 6 del giorno 5 è spirato al grido: «Viva il Re».
           La sua morte ha portato, così ci si scrive, un lutto al Reggimento e la sua memoria resterà scolpita nei cuori dei mitraglieri.
           Qui è unanime il rimpianto dell'eroico tenente venticinquenne, che era già proposto alla promozione a capitano, e, mentre mandiamo le più vive condoglianze agli addolorati genitori, e un riverente saluto alla sacra memoria, di Lui facciamo voti che i superstiti prendano insegnamento dal sacrificio di questi nobili giovani! (m.)
           
           Un reduce dal fronte
           
           Abbiamo avuto il piacere di vedere nei nostri ufficii l'allievo sergente Domenico Ioannone, simpatico giovante ventenne, nostro concittadino, reduce dal fronte.
           Ci siamo intrattenuti più tempo a discorrere con lui, che ci ha raccontato atti di valore del nostro infaticabile esercito e ci ha mostrato tutta la sua fiducia nel successo delle nostre armi, successo grande e sollecito.
           E' noto che il Comando di Divisione concede licenze, più o meno lunghe a quei soldati che hanno dato prova di sprezzare il pericolo e che han fatto atti di coraggio.
           Il nostro concittadino Domenico Ioannone ha ottenuto appunto una breve licenza di quattordici giorni per avere dato prova di coraggio.
           Avendogli noi chiesto notizia del fatto per cui gli è stato concesso di tornare a rivedere i genitori, egli, ci ha raccontato:
           - alla sera verso le sei, il comandante della compagnia chiese ai soldati chi volesse andare a fare scoppiare tubi di gelatina presso i reticolati avversarii. Fui il primo ad offrirmi, e poi mi seguirono altri quattro.
           Il giorno seguente all'istess'ora fummo riuniti tutti i volontarii del reggimento, e ne eravamo circa quaranta.
           Il sergente maggiore consegnò i tubi da esplodere, e partimmo.
           Imbruniva. Le trincee nemiche erano a 300 metri dalla prima linea del fuoco. Il terreno da percorrere era tutto sassoso, che ostacolava il cammino.
           Sapevamo che per di più, era tutto minato, ma noi eravamo molto vigilanti.
           Quantunque il terreno fosse tutto aperto, gli austriaci non ci videro, perché i nostri li distraevano con un ben nutrito fuoco di fucileria.
           Appena arrivati a mezza costa della piccola collina, fummo ai reticolati, collocammo i tubi, li accendemmo e immediatamente di corsa, verso la giostra linea. Ma gli austriaci, appena videro i loro reticolati saltare in aria, rivolsero il tiro di fucileria verso di noi, e le palle ci cadevano d'intorno.
           Parecchi dei nostri furono feriti, ma leggermente, in modo che potettero tornare al nostro fronte, ove fummo accolti festosamente dagli ufficiali che avevano osservato l'efficacia dell'operazione compiuta.
           Altra volta fui chiamato, due giorni dopo, dal mio sergente maggiore il quale mi propose di compiere uguale operazione. Accettai, e con me riaccettarono tutti i compagni del fatto precedente, tranne, naturalmente, quelli che, feriti, si trovavano all'ospedale.
           Ci mettemmo in cammino parimenti sul fare della notte. La nostra artiglieria batteva le trincee nemiche. Di corsa giungemmo ai reticolati, stendemmo i tubi, e, dopo averli accesi, via di corsa verso i nostri.
           Io inciampai in un filo di mina e caddi, ma la mina, non so perché, non scoppiò.
           Mi rialzai e mi rimisi a correre. Intorno sibilavano, come nella prima volta, le palle. Una di essa fortunatamente mi bucò solo il berretto.
           Avendo noi domandato al valoroso giovane a qual fatto d'arme si sia trovato presente, … Ma si è scusato di non poterci dare particolari.
           Noi abbiamo molto ammirato il riserbo dell'egregio concittadino col quale ci siamo felicitati per le sue azioni di vero coraggio e di sentito patriottismo.
           E poiché sappiamo che, oltre ad avere i quattordici giorni di licenza ed un premio in denaro, egli è stato proposto per una medaglia al merito di guerra, gli stringiamo la mano e gli facciamo i più vivi augurii.
           Egli ripartirà pel fronte per raggiungere il suo reggimento. Che la fortuna lo assista sempre, come assiste spesso i valorosi.