I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


I nostri soldati al fronte

           Il S. Tenente Guido Taraschi
           
           Il carissimo amico tenente Guido Taraschi, anima d'eroe, che compì prima gesta memorabili in Libia e che tanto poi si distinse con la legione garibaldina nelle Argonne, guarito completamente dalla ferita riportata in Francia, e rientrato nell'esercito italiano, ora è al fronte, nella zona di guerra.
           Egli ci scrive la seguente cartolina:
           
           Zona di guerra 10-8-15
           Carissimo Direttore,
           Vi ho già inviato i saluti per Nanni, ed ora vi scrivo per darvi le mie buone notizie che, son sicuro, vi giungeranno gradite.
           Siamo in continua lotta e combattiamo con ardore e fede per la immancabile vittoria! Vi prego d'inviarmi il giornale, il simpatico Corriere, che, in questi luoghi mi porterà l'eco della vita della cara nostra Città.
           In cambio della cortesia vi prometto, per gli ufficii redazionali del Corriere, un ricordo della guerra, ricordo che al mio ritorno - lo spero! - vi consegnerò. Tanti saluti ai giovani dell'Officina, specie al proto Berardo Cialone.
           A voi il mio pensiero affettuoso.
           GUIDO TARASCHI
           
           Ci affrettiamo a fare spedire il giornale al caro e valoroso ufficiale, che caldamente ringraziamo pel ricordo che della campagna ci promette e che figurerà nel salotto del nostro ufficio.
           
           Il S. Tenente Pasquale Parrone
           
           Il sottotenente Parrone Pasquale, cara conoscenza teramana, scrive la seguente lettera al sig. Pasquale De Petris, che gentilmente ce la comunica, e che noi con molto piacere pubblichiamo perché si sappia come opera l'artiglieria di Teramo!
           
           Egregio D. Pasquale
           Faccio le mie scuse, sicuro che voi le accetterete, se dal giorno in cui sono partito, vi ho scritto una sola volta. Credetelo, D. Pasquale, sono solo in batteria e col fuoco d'inferno che stiamo facendo non si ha un sol minuto di tempo. Non sto più nella cameretta tutta linda per cura vostra: sto sotto una trincea e per di più senza dormire per molte notti. Di ciò, però, non me ne dolgo, anzi mi ritengo troppo fortunato se mi trovo in questo punto avanzato della trincea ed io, ed i miei soldatini di Teramo non risentiamo affatto i disagi di questa vita. Uno è il nostro obbiettivo, vincere! Per vincere riuniamo tutti i nostri sforzi e vinceremo, e siate pur certo che non torneremo se non vittoriosi.
           Avrete letto sui giornali le azioni svolte sul Carso, ebbene alla loro riuscita ha contribuito meravigliosamente l'artiglieria di Teramo, la vostra artiglieria, quel gruppo a cui la città di Teramo rese tanti onori e che rientrerà nella città vostra e nostra cinto di gloria. La censura mi vieta di farvi una narrazione esatta di ciò che stiamo facendo, vi basti però sapere che siamo vittoriosi e che alle nostre bocche da fuoco non c'è chi possa contrapporsi. La fanteria comincia l'attacco; è mezzanotte, ed io vi lascio per iniziare il fuoco.
           Vi saluto affettuosamente.
           Aff.mo amico
           PARRONE PASQUALE
           
           Il maestro di scherma Biagio Dati
           
           Il cav. Antonio Cerchiara, maresciallo maggiore del Parco Genio, nel comando Trasporto e tappe, in Marsa Susa, Cirenaica, ci manda con preghiera di pubblicazione la seguente cartolina che gli invia dal fronte il maestro d'arme Dati Biagio di Teramo:
           
           Carissimo amico,
           Non so descriverti quanta gioia provochi il ricevere in guerra il dono di una pistola da parte di un amico affettuoso. Che? ti fai forse meraviglia di sapermi al fronte, alla mia età ? Ma come potrei scusare la mia inazione avanti ai miei figli, se mi domandassero le vicende della giusta e santa guerra?
           Francamente io sono orgoglioso di essere quassù e mi sarei vergognato se fossi rimasto a Siena, mentre il mio amato Reggimento lotta col nostro secolare nemico.
           Su in alto i cuori! Tu dalle balze aride della Cirenaica ed io dalle vette delle Alpi uniamoci al fatidico grido: Savoia! Italia! Viva il Re!
           tuo DATI BIAGIO
           
           Il Caporale Riccioni Donato
           
           Il Caporale degli Alpini signor Riccioni Donato di Fano Adriano, un bel tipo di soldato forte e coraggioso, ci scrive:
           
           .... Agosto 5, 1915.
           Egregio signor Direttore,
           La prego di voler pubblicare nel suo Corriere Abruzzese il fatto che in questi giorni passati abbiamo provato il valore dei famosi soldati che si credono tanto valorosi!
           Loro occupavano una forcella che per essi era una posizione formidabile. Per noi era oltremodo difficile scovarli e scacciarli poiché erano bene intanati nei dirupi, chè le Alpi offrono simili ripari.
           Strisciando carponi sul terreno noi ci portammo sotto i nascondigli dei nemici, benché loro facessero fuoco su di noi, e, con un mirabile assalto alla baionetta, riuscimmo ad occupare la posizione e tutti i nemici che difendevano il luogo rimasero nelle nostre mani: morti, feriti o prigionieri.
           Nessuno trovò scampo nella fuga. Conquistammo due mitragliatrici.
           Ciò vuol dire che se i tedeschi ancor riuscissero ad abbattere la Russia, l'Italia non deve temere se il nemico può presentarsi più numeroso: deve con pazienza, senza esitare, attendere la vittoria finale, perché le forze nemiche s'infrangeranno sicuro contro le nostre braccia d'acciaio.
           La ringrazio anticipatamente e la saluto.
           RICCIONI DONATO
           Caporale nel... Regg. Alpini
           ...Compagnia, ...Divis.
           
           P. S. Lei può comprendere il grande entusiasmo che ci anima, persuasi d'essere più forti, dei battuti soldati austriaci.
           Mi scusi se le ho scritto con lapis, e consideri che mi trovo a circa 3000 metri sul livello del mare!
           Mandi i miei saluti ai miei genitori e ai parenti che sono a Fano Adriano.
           
           Il soldato Luigi Di Loreto
           
           Il sig. Luigi Di Loreto, soldato dalla Zona di Guerra scrive al Sindaco di Teramo cav. uff. Luigi Paris la seguente lettera:
           
           Zona di Guerra li 2 Agosto 1915
           Egregio cavaliere.
           Oggi ho ricevuto la sua gradita lettera e non trovo parole per ringraziarla dell'interessamento che ha avuto per me. In quest'ora storica che attraversa la nostra cara Italia io, come tanti altri, mi trovo a dare il proprio braccio per la patria alla quale tutti concorriamo per la maggiore grandezza. Non solo noi arrischiamo la vita, ma anche quelli che sono a capo di amministrazioni e, dati i tempi difficili, devono spendere tutte le loro energie e tutta la loro intelligenza in modo che tutto proceda bene e che serve a sollevare lo spirito e il morale di tutto il paese.
           In alto i cuori! Con le bandiere spiegate marciamo contro il nostro secolare nemico e che oramai, battuto parecchie volte, non potrà più rialzare il morale al suo policromo esercito.
           La nostra vittoria è sicura. Tale è la convinzione di ogni soldato e speriamo che, dopo tutto questo flagello, debba concludersi una pace duratura e che mai più questa strage venga a ripetersi.
           Sentitamente la ringrazio e mi dico.
           Suo devotissimo
           DI LORETO LUIGI