I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


Nella Zona di Guerra

           Giuseppe Campanella
           
           Tra i più simpatici nostri giovani amici che sono al Fronte vi è Giuseppe Campanella, secondogenito del carissimo avv. Francesco. Il bravo giovane è sottotenente di fanteria, e da un mese è in trincea, sul Carso.
           Scrive delle belle lettere piene di santo entusiasmo per la guerra a cui prende parte, e in una cartolina inviata nei passati giorni dice: «Sono abituato oramai alla vita di trincea e la sinfonia doppia dei fucili e dei cannoni non mi fa più impressione». Ed ha ben ragione di dire così.
           Tutti i soldati che vengono dal fronte o che sono al fronte hanno da raccontare qualche cosa che sia loro accaduta, e spesse volte queste narrazioni sembrano racconti miracolosi, che stupiscono chi ascolta e che fanno venire le lagrime agli occhi dei parenti e degli amici dei nostri soldati.
           A Peppino Campanella sono avvenuti due fatti, che potevano essergli fatali. Noi li raccontiamo per potere avere occasione di felicitarci col giovane amico per lo scampato pericolo e per potergli fare i maggiori augurii per l'avvenire.
           In una delle azioni dei passati giorni, a breve distanza dalla sezione delle mitragliatrici ove è il Campanella, scoppiava uno Srapnel, che mandò all'intorno un nugolo di proiettili. Uno di questi andò a schiacciarsi su una delle due stellette d'acciaio del bavero del tenente Campanella, il quale, fortunato lui, potè cavarsela con un indolensimento del collo...
           Il lavoro che i nostri soldati sono costretti a compiere è qualche cosa di veramente enorme. Sicché essi quando hanno un'ora da poter dedicare al riposo, dormono saporitissimamente e, abituati come sono al fragore della battaglia, non si svegliano al colpo di qualche granata.
           La sezione mitragliatrici, di cui fa parte il Campanella, tempo fa era a riposo. Il nostro giovane amico aveva approfittato di un'ora libera per gettarsi sotto la tenda a dormire. L'attendente, a venti metri, provvedeva alla pulizia degli abiti. Improvvisamente a brevissima distanza scoppiò una granata che abbatté la tenda nel nugolo della terra sconvolta. Un brivido di terrore passò sul volto del soldati e degli ufficiali presenti e fortunatamente non colpiti. L'attendente fu il primo ad accorrere, piangente, là ove era il suo ufficiale che credeva morto o terribilmente ferito.
           Il buon Peppino Campanella si svegliava allora e, visto il suo attendente, gli rimproverava: Ma perché mi avete tolta la tenda?
           E l'altro in risposta:
           — Sia lodalo il cielo! Come, non siete morto ?
           Iddio continui a proteggere il figlio caro del carissimo amico nostro avv. Francesco Campanella!