I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


Date indumenti di lana ai nostri soldati

           È questo ormai il motto d'ordine della crociata santa e benefica che ha stretto in un fascio solo tutte le forze generose della Nazione. Procuriamo indumenti ai nostri soldati che hanno freddo lassù fra i rigori implacabili della montagna!
           L'azione del Governo giungerà sin dove potrà; a noi integrarla, a noi sanarne le inevitabili e invincibili manchevolezze. Ma seppure la dura, indistruttibile realtà non fosse qual'è, se realmente l'opera nostra, e l'opera vostra ardente e tenace fossero superflue, non sareste voi stesse le prime, o donne buone e gentili d'Abruzzo, a reclamare il diritto di rivestire i vostri cari, difenderli, voi, dai morsi crudeli e fatali del gelo con gli indumenti confezionati dalle vostre mani? Così come un abbraccio spirituale attraverso lo spazio, come una tiepida carezza sui noti visi fatti lividi dal freddo?
           Ma purtroppo, più che di semplice sentimentalismo, di dura e crudele realtà qui si tratta. I nostri fratelli, i nostri figli fra brevissimo tempo, più presto di quello che noi possiamo immaginare, saranno alle prese col nemico formidabile: l'inverno, che colà giunge, mentre da noi i gelsomini e le ultime pallide rose dell'estate, che agonizza, esalano il loro incenso negli orti e nei giardini.
           Chi potrà quest'anno, quando giungeranno le non lontane serate novembrali, godersi il tepore del proprio salottino senza levare il pensiero ai sacri figli d'Italia, a questi nostri adorati fanciulli che sulle alte cime nevose dei monti che circondano i nostri confini sono esposti, oltre che al fuoco della mitraglia nemica, alle sofferenze inenarrabili della montagna invernale?
           Chi non sentirà rimorso di rifugiarsi nel tepore dei propri affetti famigliari, se nulla avrà fatto per i nostri soldati che sono lassù, lontani dalle loro mamme, dalle mogli adorate, dalle dolci fidanzate, dagli angioletti che hanno benedetto un tenero sogno d'amore conquistato?
           Ma qui non si tratta soltanto di sentimentalità, ma di dura e profonda realtà. Nulla di tutto ciò che noi potremo fare potrà dirsi superfluo. Tutto sarà utile, necessario anzi.
           Si pensi alle mole degli indumenti speciali che occorrono per la difesa dei nostri soldati dal nemico che incalza minaccioso e terribile e contro il quale non basta, ahimè, l'eroismo che ha computo tanti miracoli sin oggi.
           Si pensi che la Cooperazione della Nazione, nell'ora trepida e sacra che batte, è supremamente utile al Governo. E noi dobbiamo darla. Una sola volontà, un solo cuore.
           Si pensi che la stagione più rigida con tutte le sue insidie più letali troverà i nostri soldati, il sangue del nostro sangue, il cuore del nostro cuore sulle alte sommità dei monti bianchi fra lo schianto frequento della tormenta.
           L'appello d'oggi trovi tutte le donne d'Italia al lavoro febbrile, incessante. Ma il lavoro non basta. Occorrono anche danari per l'acquisto di lana, di stoffe, ecc. Chi ne ha molto deve darne molto. Chi ne ha poco, divida col fratello il poco che ha.
           Chi non vorrà privarsi di una ghiottornia, di un piccolo divertimento, di una comodità, pei nostri fratelli che non hanno ghiottornie, che non hanno divertimenti, che non hanno comodità, che hanno solo sofferenze e che sono dinanzi alla morte ogni giorno, ogni ora, ogni momento?
           Fra pochi giorni, come è detto in altra parte del giornale nella Gran sala della Palestra Ginnastica avrà luogo la Pesca di Beneficenza a pro della Croce Rossa; preghiamo che nessuno manchi: si tratta di dare fondi alla benefica istituzione.