I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


La morte di Noè Lucidi

           Zona di guerra

           Ancora. Ogni giorno nuovi dolori, ogni giorno nuovo giovanile sangue sparso sulle zolle contese. La vittoria — certa, immancabile, indiscutibile — non si può ottenere se non a prezzo di durissimi sacrifici: vuole schianto d'anime, rovine di felicità; matura nel sangue; sboccia dai corpi dei giovani che la Morte implacabile ghermisce ed offre in olocausto ai numi della Patria!... Mentre noi pubblichiamo in prima pagina il saluto che l'ottimo amico, il giovane amato, lo sposo esemplare, il figliolo amoroso Noè Lucidi Tenente di fanteria pur ieri l'altro ci inviava dal fronte, è venuta la nuova terribile e terrificante: Egli è morto! Torniamo ora dalla casa visitata dalla sventura, ed abbiamo l'animo straziato dall'aver visto i vecchi genitori accasciati, distrutti dalla immensità della loro sventura, dall'aver visto i fratelli resi attoniti per tanto incommensurabile dolore e dall'avere udito il pianto lungo, disperato, infinito della sconsolata vedova, una povera giovinezza che vede distrutta in un attimo tutta la sua vita ed ogni sua speranza! In quella casa ove tutti piangono e sono sgomenti, uno solo sorride ai numerosi visitatori: il piccolo figliolo dell'Estinto, che non sa la sventura che si è abbattuta su di lui e dei suoi! Che sieno in eterno benedette queste giovinezze spente in un giorno, di lotta e di gloria! Che sieno in eterno benedette, e la Patria le ricordi nel libro d'oro della sua storia! Dal loro martirio germoglieranno la sicurezza e la libertà dell'avvenire, la potenza e la gloria dell'Italia! (19-9-1915)

           Come morì il ten. Lucidi Noè

           Quelle famiglie che hanno la gloria di aver dato un figliuolo alla Patria e si struggono nell'acerbo dolore di aver perduto chi era la loro speranza, la loro forza, il loro sostegno, una cosa desiderano vivamente: il poter sapere gli ultimi istanti della persona cara! In alcuni casi questo giusto desiderio può venire appagato; in altri casi, nella grandissima maggioranza dei casi le famiglie non riescono a sapere alcun particolare e il dolore per la perdita del figlio, dello sposo, del fratello cresce a dismisura per quel desiderio che resta insoddisfatto. Fortunati quelli che possono ricevere una lettera, una cartolina, un biglietto ove sia scritto dell'ora estrema del povero caduto per una più grande Italia.
           Quella sera che giunse la terrificante notizia della morte del tenente Noè Lucidi e nella casa paterna era il più tremendo lutto, noi vedemmo nei lamenti delle persone di famiglia l'angoscia, il desiderio di conoscere, circa la sorte del povero morto, qualche cosa che non era nel telegramma di partecipazione! Ora la famiglia Lucidi ha la fortuna di potere apprendere ciò che desiderava! Un collega del dott. Lucidi Luigi, il sig. dott. Riccardo Memmo, scrive in una cartolina:

           Porto a tua conoscenza che io faccio parte del personale sanitario dell'ospedaletto 85. presso il quale il tuo valoroso fratello esalò l'ultimo respiro. Egli fu ferito all'addome da proiettile di fucile, mentre conduceva i soldati all'assalto di una posizione nemica. Tutti i soccorsi della scienza gli furono somministrati per salvarlo, ma inutilmente: alle ore tre del 27 spirava avendo ricevuto i conforti religiosi.

           Il dott. Francesco Catalano, capitano medico, direttore dell'ospedaletto n. 85 ha scritto una lettera all'egregio Colonnello cav. Uff. Bartoli comandante il nostro Presidio militare. In essa lettera è detto:
           Lucidi Noè ricoverò all'ospedaletto la sera del 25 agosto. Presentava una ferita di fucile all'ipocondrio sinistro con arresto di proiettile nel cavo addominale; presentava alla coscia destra altra ferita di poca entità. Le sue condizioni però erano molto gravi, perché presentavano sintomi di grave anemia acuta, (per emorragia interna) e di peritonismo. La gravità delle sue condizioni faceva contrasto con la sua serenità d'animo: tranquillo senza lamenti, si dimostrava inconsapevole del grave ed imminente pericolo che attraversava. Noi ufficiali medici cercammo di alimentare la sua serenità facendogli intravedere la speranza di un suo prossimo ritorno in famiglia, ritorno che egli spesso, invocava, soltanto le visite frequenti dei medici che si ripetevano a brevissimi intervalli per l'urgente assistenza del caso, destarono nel suo animo qualche sospetto, che egli ci dimostrava soltanto con lo sguardo che sembrava volesse scrutare il nostro pensiero; e fu in una di quelle circostanze che chiese ed ottenne i conforti religiosi. Cessò di vivere alle ore 3,30 del 27 agosto, senza emettere un lamento! La salma fu trasportata al cimitero civico di Turrioco alle ore 19 del 27, cogli onori militari prescritti e fu ivi tumulata il mattino seguente in un reparto riservato agli ufficiali. Da informazioni assunte da altri ufficiali risulta che il compianto ufficiale fu ferito il mattino del 25 in un assalto ad una posizione nemica, alla testa del suo plotone ed accanto al Comandante del suo Reggimento e della sua compagnia che caddero eroicamente.