I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


Il saluto dei nostri soldati

           Dal mare d'Italia
           
           Sempre puntualmente mi giunge su questa forte nave il pregiato Corriere.
           Ringraziamenti e saluti al Direttore unito alla sua signora. Saluti ai miei genitori.
           REMO SFORZA
           
           Dal Fronte
           Ill.mo sig. Direttore,
           Alto, robusto e forte come un atleta, con fede insuperabile per i più alti e gloriosi destini della patria, dalla rivoltella in pugno, dallo sguardo acuto e severo ora rivolto a noi, ora verso il secolare nemico, il nostro duce impavido, Tenente Colonnello Manfrin, grida: «Ragazzi, ancora pochi minuti e poi l'assalto ai barbari ed in nome di Dio e della patria, vi esorto al coraggio, alla vittoria. Pensate che se ai nostri antenati toccò di fare la prima e la seconda Italia, a noi il sacro, il sublime dovere di creare la terza, in voi dunque la fede e la speranza della patria lontana. Innastate le baionette!» grida ancora con più forza e poi più forte ancora: «Savoia!!!!..»
           Come un'onda che tutto travolge ed abbatte, come un'onda di ruggenti leoni ci precipitammo, incuranti di tutto, sul tracotante nemico.
           Per descrivere quel che qui avvenne ci vorrebbe ben altro che la mia debole penna; il corpo a corpo, fu lotta terribilissima.
           Sangue grondava ogni sasso al monte, grida di dolore al cielo, il nemico sopraffatto davasi a precipitosa fuga e le nostre baionette, fumanti di sangue cantavano vittoria.
           «Bravi ragazzi», ci ripeté il gran duce, «siete degni figli del vostro Gran Sasso, monumento perenne di vostra gente, forte e gentile, sempre così vi voglio.» Ma ahimè! volsi lo sguardo indietro, alla parte ove ci eravam mossi ed un fazzoletto bianco si agitava in lontananza. Subito pensai: forse qualcuno dei nostri è caduto ferito! e mi avviai di corsa a quella volta. Quando vi giunsi un dolorosissimo spettacolo si presentò alla mia vista: il Tenente del mio battaglione, della mia terra natia, l'ufficiale modello come tutti lo chiamavano, il Sig. Cervini Ricciardo, assistito da un pio giovane, Cavalieri Filippo, agonizzava in un rivolo di sangue, sgorgantegli dal petto. Lo chiamai, procurai insieme al Cavalieri di sollevarlo, di frenare lo spargimento di sangue ed appena appena ammiccò il capo, sfiorando un dolce sorriso. Lo chiamai ancora, ma la sua candida anima era volata
            dove l'eterna verità s'accoglie!!
           All'orizzonte sorgeva l'alba inghirlandata di celesti rose, il cannone taceva...
           E vale, vale, o spirito diletto! Il tuo ricordo resterà eterno in noi e, ripassando in quella balza ove da eroe cadesti fiero di poter immolare la tua giovine esistenza sull'altare della tua Italia, imploriamo: Pace, pace!!!...
           SACCHETTI MANFREDI, di Notaresco.
           

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           Dalle aspre e piovose vette del Carso, ove non lontano s'infrange l'onda del nostro bel mare, alla mamma del cuor nostro ed alle adorate compagne di nostra vita, inviamo un bacio, un bacio lieve lieve che sfiori le loro belle fronti.
           Cap. Magg. SACCHETTI MANFREDI. di Notaresco.
           Sold. LEONE VINCENZO di Montesilvano.
           

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           Mentre contracambio all'amico Remo Sforza saluti affettuosi, altri ne invio agli amici Teramani cooperanti per la grandezza d'Italia.
           BONA ALVARO, Soldato Radiomotorista, di Teramo.
           

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           È mezzanotte in punto, tutti si son lasciati vincere dal sonno, perché da poco rientrati in accampamento, dopo penose sofferenze.
           In questo momento tutti riposano, ed io, non calcolando ciò che ho sofferto, mi accingo, col misero lumicino di una candela, a scrivere per narrare.
           Il giorno 15 del mese, potevano essere le 2, quando tutti partivamo per vendicare i nostri fratelli caduti eroicamente combattendo. Dopo parecchie ore di marcia ci appostammo in un luogo sicuro dove l'occhio del nemico non poteva assolutamente scovrirci.
           Restammo lì, mentre il fuoco delle nostre artiglierie ci faceva strada. Incominciammo poi ad avanzare a gruppi sul terreno ripido ricoperto di neve che molto ostacolava il nostro cammino.
           In un dato momento fummo scoperti, e l'avversario ci lanciò prima una quantità di bombe asfissianti, e poi tirò con mitragliatrici.
           Visto e considerato il grave pericolo, ci buttammo a terra, nascondendoci fra la neve e lì restammo per 3 ore.
           Il freddo era intenso, e la neve seguitò a scendere, fittissima.
           Ciò non importava perché noi alpini siamo figli delle montagne e il nostro sangue resiste a tutte le intemperie. Venne l'ordine della ritirata e sani e salvi tornammo ai trinceramenti, per riprendere quanto prima l'azione non portata a compimento.
           Non descrivo altro, perché il sonno mi circonda. Raccomando di far pervenire i più affettuosi saluti alla mia famiglia, dando notizie del mio buono stato di salute.
           A lei, sig. Direttore, saluti cordiali insieme alla sua Signora.
           Prego mandare una copia del suo rispettabile giornale al signor Domenico Battaglini, via Incoronata, Vasto (Chieti).
           Contemporaneamente mi fa sapere il prezzo dell'abbonamento per il giornale.
           BATTAGLINI ALESSANDRO, di Vasto, Alpino.
           (N. Spedito giornale all' indirizzo dato. L'abbonamento al Corriere da oggi al 31 dicembre, L. 1,25.)
           

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           Prego cotesta rispettabile Direzione di voler pubblicare nel suo pregiato giornale che i seguenti amici Teramani, militari nel … Fanteria, inviano i più cordiali saluti ai parenti ed amici!
           Soldati: DEL POETA EDOARDO
           STANDOLI FAUSTO
           BARNABEI PASQUALE
           CANTORE ANTONIO
           DI FEBO LEONE
           BECCACECI SABATINO
           CALVARESIO ILARIO
           

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           Ho atteso sino ad oggi una prima copia del suo pregiato giornale, ma invano! Come ella ricorderà, il 7 corrente scrisse a lei il mio amico Esposito proponendo un abbonamento per me. Non avendo il di lei indirizzo, io scrissi a lui di fare le mie veci.
           Desideroso di diffondere il Corriere, le invio insieme alla presente l'importo, e resto abbonato sino al 31 Dicembre.
           PATRIZIO ANTONIO, soldato di fanteria
           

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           Voglia concedermi un pò di spazio nel suo tanto accreditato e simpatico giornale, onde potere rispondere a parecchi amici ed ai miei amati genitori, che mi chiedono le mie impressioni di guerra. Non so cosa dire!
           Il coraggio, l'entusiasmo per la causa santa che combattiamo contro questo barbaro e secolare nemico, è grande. Prima di venire alla fronte credevo di combattere con un popolo più civile, ora ho conosciuto la loro civiltà. Fra le tante barbarie, quella di sparare contro i nostri porta-feriti è la più grande, poiché non solo violano una delle tante convenzioni internazionali di guerra, ma torturano quei poveretti feriti, che ne sentono già parecchio di dolore. Non so se sia umano! Sapremo vendicare queste barbarie: il coraggio in noi italiani non è mai venuto meno!
           Voglia porgere i miei più cari saluti a quelli di casa, agli amici ed a lei. Nella speranza che mi farà avere sempre con la stessa assiduità il suo giornale, le stringo la mano.
           FRATICELLI MARIO, Sottotenente, di Teramo.
           

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           Un gruppo di alpini, tutti abruzzesi, fa sapere per mezzo del Corriere che da oltre 5 mesi si trova sul fronte per l'onore e la grandezza d'Italia. Questi alpini mandano saluti cari ai loro genitori, alle sorelle, ai fratelli, ai parenti, alle fidanzate.
           Essi sono tutti di Teramo.
           LUIGI RAPINI
           SANTOMO ALFONSO
           MAZZEMI COSTANTINO
           MILLEFOGLI COSTANTINO
           PATELLI ENRICO
           MICHELE DEL GRANDE
           FALCONE ANTONIO, cap.
           ZOCCO ANGELO