I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


Come nacque la Croce Rossa

           Il colle di Solferino fu chiamato la Spia d'Italia perchè di lassù, donde si erge la rocca otto volte secolare, si schiude dinanzi allo sguardo un immenso panorama, che, cominciando dagli Appennini lontani, appena disegnati sull'orizzonte, svolgesi via via per l'ampie, ubertose pianure di Cremona, di Mantova, di Verona, di Brescia e si distende attraverso al bel lago di Garda, fin dove il ceruleo delle sue acque s'infosca sotto le imminenti ombre gigantesche delle memore montagne trentine.
           Attorno a quel colle, apparisce davvero come vigile sentinella avanzata, nel 24 giugno del 1859:
           languido il tuon de' l'ultimo cannone
           dietro la fuga austriaca morta:

           
           onde:
           
           arse di gloria, rossa nel tramonto
           l'ampia distesa del lombardo piano:
           palpitò il lago di Virgilio, come velo di sposa
           che s'apre al bacio del promesso amore!

           
           Nella furiosa battaglia di quel giorno che doveva cancellare l'onta di Campoformio gridando
           
           ai dissueti orecchi...
           ai pigri cuori, agli amici giacenti
           Italia, Italia:

           
           in quella generosa primavera della Patria, nacque la Croce Rossa.
           Ivi, quando tacque il vastissimo campo, i villaggi e le case, risonanti poc'anzi di urli feroci e di colpi, mandarono voci lamentevoli e fioche. Da Casa Marino a Cavriana, da Medale a San Marino, erano sparsi cinquemila cadaveri e ventimila feriti: le colline e le valli miseramente insanguinate, i campi devastati e pesti, diroccate le case e, per tutto, armi disperse, cannoni atterrati, cavalli giacenti e traccie funeste di disperazione e di morte.
           Qua e là scintillavano i primi fuochi del bivacco illuminando all'intorno ufficiali e soldati, vincitori e vinti; stesi per terra o estenuati e feriti o già cadaveri gli uni accanti gli altri, come eguali ed amici.
           Quelli ancora in vita, ma doloranti sul terreno, che fu il campo del loro valore, cercavano forse con gli occhi strani e smarriti nel delirio della febbre, il volto della madre lontana, le riarse labbra ne balbettavano il nome. Fu nel tramonto di quella giornata gloriosa che all'epopea delle armi succedette l'epopea della carità.
           Miss Florence Nightingal, l'inglese audace e pietosa, aggirandosi fra le tenebre notturne, a capo di una schiera d'altre donne forti e gentili, nel campo del dolore e della morte, organizzò con la prestazione dei soccorsi primi e delle successive cure ai feriti, il primo nucleo delle volontarie della Croce Rossa.
           Furono Miss Florence Nightingal, la memoria della quale è perennemente legata all'Italia e scritta a caratteri d'oro nella storia della carità sociale: e il Dunut, col descrivere al vivo nel suo celebre “Souvenir”, l'urto delle armate belligeranti nella giornata del 24 giugno 1859, i più grandi cooperatori del patto internazionale per la neutralità e l'assistenza dei feriti in guerra: patto che si firmò a Ginevra nell'agosto del 1864 dai rappresentanti di sedici Potenze, prendendo a emblema di questa nuova espressione di civiltà la croce rossa in campo bianco.