I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


Il periodo delle “brevi licenze”

           La notizia è confermata. Saranno concesse licenze di quindici giorni ai soldati combattenti: per turno, essi torneranno — sia pure per il breve tempo — alle loro case.
           E sarà il tempo di un sogno, in mezzo a sei mesi di fragori e di sangue, i quali per la stessa grandiosità terribile dell'atto, devono avere nella memoria di ciascuno che li passò, aspetto d'eternità.
           Questi soldati — che abbiamo visti rappresentati sui fogli illustrati nelle fogge più barbare e più temibili — si spoglieranno ora dei loro caschi, delle loro giberne, delle loro armi, per tornare al desco, sopra il quale è ben certo che brillerà una lucerna e fumerà una minestra.
           E sembrerà un miracolo vederli tornare dalle torregiogaie, dai più eccelsi picchi, dalle tane, dagli anfratti, dal fango, dalla pioggia, dalla neve, dal vento...
           La madre bagnerà di lacrime il reduce, la sposa le coprirà di baci, e con la sposa i figli. Sieno i ben tornati.