I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1918


I valorosi

           
           Luigi De Riseis
           La scorsa settimana La Tribuna di Roma (edizione degli Abruzzi) riportò una corrispondenza da Scerni in lode del giovine sig. Luigi dei Baroni de Riseis, Guardiamarina Pilota di idrovolante, premiato con medaglia di bronzo al valore con la seguente motivazione:
           «.... dopo un efficace bombardamento di un ponte costruito dal nemico, veniva attaccato da cinque apparecchi avversari che riuscivano ad abbattere il suo capo squadriglia. Manovrando risolutamente in un contrattacco riusciva a volgere il nemico in fuga - (Latisana 5 novembre 1917) ... »
           Conoscevamo tale notizia, per averla appresa in Roma quando vi fummo l'ultima volta, ma non la pubblicammo, perchè ci è nota la eccessiva modestia dei signori de Riseis, i quali sono più che paghi di operare in silenzio. Però, avendolo già fatto altri, lo facciamo anche noi, e più estesamente, perché quel giovanissimo ufficiale ha nel suo attivo altre note di valore, che meritano di essere conosciute in Abruzzo, E, per limitarci alla nota più recente e più importante, riportiamo dal Foglio d'Ordini del 3 gennaio di quest'anno la seguente comunicazione firmata dal Ministro della Marina:
           «Rivolgo un solenne encomio ai seguenti ufficiali, e militari i quali, Piloti di idrovolanti monoposto, eseguivano in condizioni atmosferiche eccezionalmente avverse e con freddo intensissimo una ricognizione nel golfo di Trieste intesa a constatare la presenza di navi nemiche, recando utili informazioni al comando, ed incontrando durante la missione difficoltà gravi superate con abilità e manifesto spirito di iniziativa.»
           Fra gli undici encomiati, il Guardiamarina Luigi de Riseis figura al quinto posto.
           I lettori del Corriere forse non ignorano essere il giovine Luigi de Riseis l'unico figlio del Comandante Arturo De Riseis, Capitano di Vascello, che legò gloriosamente il suo nome al raid dei Dardanelli. Ma diremo meglio egli è l'unico rampollo della sua Casa, il quale, appena diciottenne, scoppiata la nostra guerra volle seguire la carriera del padre e dare tutto sè stesso alla santa causa d'Italia, mentre la nobile madre di lui, a Genova, apriva un vastissimo ospedale pei militari feriti e ne assumeva la importante direzione. Unico rampollo, ripetiamo, di una illustre famiglia nessuna seconda in Abruzzo per patriottici sentimenti; giovine animosissimo, il quale ogni giorno affronta la morte per la più nobile, per la più santa delle idealità.
           
           
           Giovanni Dragonetti
           Ma Luigi De Riseis non è il solo degli unici figli di nobili famiglie di Abruzzo, che volarono alle armi col proposito dì vincere o di morire. Giova, a conferma di quanto esponiamo, riportare dal giornale La Torre, di Aquila (n. 239 del di 11 novembre 1917) la seguente lettera del Tenente Marchese Giovanni Dragonetti, che si trovò alla controffensiva nel Trentino (3. Armata):
           «Carissima Mamma,
           Poche righe, affrettatissime, perchè stamattina credo si riparta di nuovo a chissà per dove. Non so esprimerti con parole adeguate l'avventura spaventosa che abbiamo corso in questi giorni per l'avanzata austro-tedesca. Mi sembra un miracolo di essere ancora vivo e sono stato quasi per essere fatto prigioniero dalla cavalleria nemica. Bagliori di sinistri incendi nelle notti fosche, paesi e città abbandonati, aeroplani germanici a cinquanta metri sulle nostre teste, ponti saltati in aria.... tutto questo ricordo, in una fantasmagoria delirante. E non è finito. Chissà cosa dovremo fare.
           Pregate per me. Il nostro valoroso esercito argina l'invasione barbarica. Viva l'Italia!
           In questi terribili momenti ognuno di noi cerca di cooperare con tutte le forze alla resistenza.
           Non ti scrivo di più, perchè me ne manca il tempo. Appena saremo stabilitici in qualche luogo te ne comunicherò l'indirizzo.
           tuo aff.mo figlio GIOVANNI».
           
           Come per l'unico rampollo di Casa de Riseis, formiamo voti perchè sia conservato alla Patria l'unico rampollo di Casa Dragonetti: entrambi combattono con fede ed ardimento, e meritano entrambi la generale ammirazione.
           Da molti si ripete anche oggi che la nostra guerra è fatta dai soli contadini: voci infondate, che non meritano di essere accreditate. Come le altre regioni d'Italia, l'Abruzzo ha dato alla guerra una infinità di giovani appartenenti a famiglie agiate; noi ora ne ricordiamo alcuni fra i figli unici di famiglie nobili e ricche, e ciò valga a sbugiardare quelle voci e serva di incitamento a quanti hanno il dovere di concorrere col loro braccio alla finale vittoria.