I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1918


I valorosi

           
           NICOLA TUCCI
           Sul basso Piave, il 3 luglio, in un magnifico e impetuoso assalto, cadeva gravemente ferito al braccio sinistro il soldato Nicola Tucci, valoroso segnalatore di un eroico reggimento di Arditi. Lo stesso giorno veniva felicemente operato amputandogli l'arto colpito. Educato alla scuola del dovere e del più sano patriottismo mostrò sempre nei momenti della lotta ardimento ed audacia che sembravano leggendarii in un giovane diciottenne. Esempio sublime di serenità d'anima nell'adempimento del proprio sacrificio verso la Patria, è il seguente brano di lettera scritta ad una distinta amica d'infanzia:
           «Chi scrive non è più un soldato, ma un mutilato.
           La sera del 3 corrente, mentre compivamo un ardito colpo di mano nella prima zona al di là dei vecchio Piave, una scheggia di granata mi colpiva in pieno, frantumandomi tutto il braccio sinistro.
           Trasportato alla sezione di Sanità, si vide subito la gravità del pericolo e mi operarono felicemente, amputandomi tutto il braccio.
           Ora sono soddisfatto più che mai di aver compiuto il sacro dovere verso la Patria e me ne sento orgoglioso!»
           Alla famiglia ed agli zii Cav. Bartolomeo e Dott. Nicola Tucci, giunga l'espressione della più affettuosa nostra simpatia.
           All'eroico giovane la gratitudine pel suo grande sacrificio!
           
           Nel mattino del 2 luglio, partito per un volo di guerra, non faceva ritorno al campo il tenente di artiglieria
           ANDREA COSTANTINI
           Pilota Aviatore
           La famiglia, dopo lunga trepidante attesa, caduta ogni speranza, dà il triste annunzio con dolore che non ha conforto se non dalla grandezza dell'eroico sacrifizio!
           Non si inviano partecipazioni personali e si dispensa dalle visite.
           Teramo 16 Agosto 1918
           

* * *


           Fino a ieri la dolentissima madre, il vecchio padre, il fratello, le sorelle non potevano rassegnarsi a credere che la fiorente giovinezza del loro carissimo Andrea fosse veramente troncata, e speravano, speravano, speravano che giungesse un'amica voce a dire: - Egli non è morto, e continua, come per lo passato, da valoroso nell'aspra disciplina dell'armi, pensando a voi, che vivete per lui, oprando per la Patria che vuole grande, ricca, potente sulla terra, sul mare, nell'aria ov'Egli è signore dell'infido elemento!
           Amore di conoscenti, amore di concittadini faceva anche sperare che la notizia venuta dal territorio di guerra fosse bugiarda: così l'angosciosa assillante dubbiezza era in tutti gli spiriti, ed uno solo era l'augurio, una era la speranza!
           Ahimè, il cuore di Andrea Costantini aveva cessato di battere; Egli riposava su Col Caprile, e sulla tomba - a cui il nemico ammirato per tanto sventurato valore aveva reso i militari omaggi - fiorivano fiori purpurei, come su tutte le tombe di chi muore per la Patria!
           Così voti, speranze, desiderii non valsero, nè valer potevano a cambiar l'evento, e un giorno - triste giorno - genitori, congiunti, amici seppero tutti che veramente Andrea Costantini, vittorioso in cento audaci imprese, era caduto nella pienezza della vita, nel fulgore delle sue audacie sublimi!
           Sorto da famiglia che sempre ebbe il culto dell'amore di Patria e che alla Patria diede costantemente tesori di attività, Egli nel suo gran cuore raccolse tutte le fiamme dei suoi maggiori e volle essere degno di loro. La città, che sapeva tanto amore, sperò e confidò di poterlo vedere domani tra i più elettissimi figli che ad essa dedicano le cure più alte: sperò di vederlo ai posti occupati dagli scomparsi di Casa Costantini....
           Ed Egli ora non è più che un ricordo, un rimpianto, una gloria ed un dolore! Gloria si, per quello che oprò nel cielo d'Italia; ma insieme dolore in considerazione di ciò che oprare avrebbe potuto ancora come soldato, e poi ancora più quale cittadino nella pace del fecondo lavoro!
           Non la madre dolentissima e il vecchio padre e i congiunti solo devono solo vestire le gramaglie, ma la città di Teramo che, ai tanti valorosi figli perduti, oggi aggiunge questo nuovo immolato!
           Noi, che molto amammo Andrea Costantini, molto lo piangiamo; e nel vivo dolore del nostro animo straziato non sappiamo intessere biografia, ma la modesta corona fatta di angoscia, di ammirazione, di amicizia che va oltre la tomba!