I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1918


Viva l'Italia!

           
           - Il tricolore italiano sventola sul castello del Buon Consiglio e sulla torre di S. Giusto! -
           Così, in brevi parole, il taciturno sapiente artefice della grande Vittoria annunziò, l'altro di, alle genti d'Italia ed al mondo intero il trionfo delle nostre armi, ed un fremito di entusiasmo pervase i nostri animi, ed uno fu il grido dall' Alpi al Lilibeo: Viva l'Italia!
           Nell'ora solenne in cui tanto avvenimento storico si compiva, dal balcone del palazzo di città, il nostro sindaco, avanti a mille e mille cittadini, esultanti per l'annuncio della rotta austriaca sul Piave e per la riconquista di cittadine e borgate d'oltre sponda, a gran voce, quasi fosse in quel momento un chiaroveggente, disse: - Cittadini! Ecco, fra breve, sventolerà, sulla torre di S. Giusto, il tricolore, simbolo della Patria, fatta più grande! -
           Scrosciarono gli applausi dalla folla vibrante di entusiasmo, mentre in quel medesimo istante la nostra bandiera appariva dal quadrato campanile glorioso, avanti agli occhi radianti e commossi dei fratelli redenti, e nel golfo latino tuonavano i cannoni delle nostre navi vittoriose!
           In alto i cuori, o Italiani, in alto le speranze: è suonata l'ora della completa indipendenza d'Italia!
           In questo momento il nostro pensiero torna ad un gran Re: Gioacchino Murat. Egli ha il merito di avere fortemente riacceso negli italiani, or sono cento e quattro anni, il desiderio dell'indipendenza della Patria, e di aver tentato con le armi di scacciare gli austriaci. Ma ad Occhiobello, per non avere il maresciallo Fontaine ottemperato ad un ordine, fu sconfitto, e di lì principiarono le disgrazie che fecero di Murat un martire, a Rizzo di Calabria!
           Ricordando questo Re, ci pare degnissima cosa citare alcuni brani del celebre manifesto lanciato agli Italiani:
           «Italiani, l'ora è venuta in cui devono compirsi gli alti destini d'Italia. Dalle Alpi allo stretto di Sicilia odasi un grido solo: L'indipendenza della Italia! A qual titolo popoli stranieri signoreggiano le vostre più belle contrade; a qual titolo si appropriano le vostre ricchezze a qual titolo vi strappano i figli destinandoli a servire, a languire, a morire lungi le tombe degli avi? Invano, adunque, levò per voi natura le barriere delle Alpi? Padroni una volta del mondo, espiaste questa gloria perigliosa con venti secoli di oppressioni e di stragi. Sia oggi vostra gloria quella di non aver più padroni!»
           Riconoscenza al gran Re, venuto dal popolo, salito al fastigio per il suo coraggio invitto; riconoscenza a quanti non si stancarono di predicare la rivendicazione da compiere, e sia gloria imperitura nei secoli ai soldati d'Italia che oggi han portato a felice compimento il sogno ardente dell' anima italiana!