I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1918


Su la tomba del sottotenente Antonio Forti

           
           
           Nel tempio del mio cor questa votiva
           ghirlanda appendo di fresche memorie

           SHELLEY
           
           Eran palpiti e lagrime, sospiri e sorrisi nell'attesa. Attesa dolce, ma un po' velata da intimo, indefinibile presentimento. Perché trema il cuore ed han ritmi più accelerati le tempie anche nella promessa santa, sicura della gioia dopo l'angoscia?
           Figlio, lieta e trepidante io t'attendeva così!
           Pareva fugato il male che t'avea colto, lassù, tra le Alpi gelide; ogni tua lettera ormai recava un soffio della rinascente tua vita.
           Invocasti il ritorno in famiglia dove nell'affetto dei tuoi cari credevi istantaneamente far rifiorire sulle tue gote e sulle tue labbra le rose di giovinezza.
           Tu non sapevi. Figlio, che in cima al tuo Sogno la morte, cinica, beffarda, spiegava il suo nero stendardo! Col Padre tuo e assistito dalle sapienti cure del Sanitario che, in sublime slancio d'amicizia, si offrì di accompagnarti, s'iniziò il viaggio del quale Tu mai raggiungesti la meta!
           Quali pensieri, Figlio, s'affollavano nella tua mente lungo il tragitto e quali palpiti nutristi nella visione anelata della tua casa e del letticciuolo morbido e bianco che Mamma t'aveva preparato?
           A Milano chiedesti di riposare per un giorno: eri stanco. Ahimè! l'impeto di vita della grande città ebbe per Te un soffio deleterio e spense la tua vita! Serenamente la spense. Componesti le braccia sul petto, velasti gli occhi per dormire e ti datasti nel cielo, nella luce divina.....
           Così passasti. Ma a Mamma lontana. a Mamma che impaziente t'aspettava non fu dato deporre il bacio supremo sulla tua fronte irrigidita, sulle tue belle mani immote. Mamma non potè darti ii bacio del supremo commiato.
           A che ti valsero, Figlio, l'ingegno eletto, gli studi fecondi, il valido sapere? A che ti valsero le veglie operose sui libri, gli indugi elaborati, nelle astrusità del calcolo integrale se il monumento mugnifico eretto al Tuo avvenire dovea crollare all'alba di tua vita? Che ti valsero gli ardui voli verso i misteri della scienza se il destino atroce ai Tuoi voli tarpava miseramente le ali?
           Figlio, ciascuna ora, ciascun giorno che io vivo senza Te segna uno spasimo nuovo, un martirio nuovo, un supplizio nuovo nella mia esistenza. L'abisso apertomisi ai piedi m'attrae ogni dì più, inesorabilmente. E dall'abisso levo al Cielo - ove tu vivi - il mio sguardo e la mia voce per pregarti. Figlio, a tuo Padre inconsolabile, alla tua Mamma desolata ottieni di poterti presto raggiungere!
           Bimbo gaio, fanciullo dolce e pensoso, giovane alunno di Scuole Secondarie, studente nell'Università di Roma e nel Politecnico di Torino, alla vigilia di conseguire la Laurea in Ingegneria, brillante Ufficiale del Genio nell'ora grave della Patria, io, ti esumo dalla tomba e ti porto qui accanto al mio cuore, per sussurarti in una nenia di singhiozzi: sii benedetto! sii benedetto! (E. F. P.)