1 febbraio 1882

Morale e religione

di F. Delfico

           Un dogma principale del cristianesimo era: non fare agli altri quel che per te non vuoi, ciò che sosteneva a chiare note l'uguaglianza di tutti gli uomini, togliendo di pie' pari ogni autorità al padrone: ma dietro questo dogma sono sorte delle massime che hanno fatto prima languire la morale, e poi l'hanno interamente distrutta. Il cristianesimo, vincitore, fece cadere gl'idoli; difendendo così meglio i suoi misteri, si pregiudicò non poco. Intanto non si osò più combattere i pregiudizii, né gli usi, né le leggi, tutti chinavano la testa alle seducenti promesse che facevano i mediatori della divinità, e alle terribili minacce colle quali nascondevano accuratamente, ipocrisia, e sete prepotente di dispotico dominio. Il Mondo si credette cristiano, perché non adorava più il marmo: ed il bronzo, e perché osservava tutte le cerimonie di questo nuovo culto: i sacerdoti quindi potevano a loro beneplacito fare e disfare. Le cerimonie moltiplicandosi non fecero che distrarre gli uomini dal primitivo scopo, e l'accessorio prese il posto della religione. Si credette compiere tutti i doveri assistendo il certi giorni, e a certe ore ad uno spettacolo, ad una rappresentazione in cui la pompa ne risvegliava, o faceva nascere la vanità, poiché l'uomo è cosi fatto: si crede grande, responsabile, e imponente, quando si vede decorato - è il mulo carico di reliquie! Un'affluenza di devoti, fu per essi una specie di corte, e quasi sempre un mezzo a costoro avviene, che i più assidui si credano i più perfetti.
           Meglio tardi, che mai. - è il vecchio adagio; il mio compito è quello di disingannarvi, nuda porgendovi innanzi la verità, combattendo il pregiudizio e l'interesse di casta, intesi a ottenebrare la mente con vili paure, e rendervi così facili vittime dei turbi. Ma per essere io capito, bisogna vi spogliate delle più care utopie, ed ove vi riusciate, vi si mostreranno i fatali errori nei quali siete incorsi, come scompariranno la morale, la giustizia, la saggezza attuale, sulle quali credete voi essere basaa la religione; e resteran soli lo spirito, ed il cuore, che lusingati ancora dalla speranza d'una vita futura, percorrono una via diametralmente opposta alla ragione. Ripeto quindi che le mie convinzioni, il mio ragionamento, per esser inteso, han d'uopo, oltre quanto domandai, di un giudizio severo, e spassionato. Ciò premesso continuo.
           Il funesto abisso dell'errore è stato aperto da lunga pezza, ed è difficilissimo evitarlo per non cadervi, poiché ad ogni pie' sospinto lo ci si para innanzi sul cammino della vita, scavato come fu ad arte per ingoiare le vittime. Domandoio: chi è il colpevole in questo caso, colui che ha spalancato l'abisso, o chi vi cade?
           Le terribili minacce che si fanno fare alla divinità, spaventano, ma non sono un freno pei delitti. Se trovate un buono, ciò succede indipendentemente dal timore; era dunque inutile aggravare le miserie dei mortali spaventandoli colle pene future sino oltre la tomba. Il cristianesimo, considerato come una istituzione umanitaria, era la religione più perfetta, giacché predicava l'uguaglianza naturale degli uomini, togliendo ogni autorità, ogni rigore, addolcendo la schiavitù, e rendendo la sommissione volontaria; aveva precetti che permettevano un passeggiero uso dei beni della vita, e raccomandavno ai ricchi di rinunciare ai loro averi, spandendoli tra i poveri: raccomandava pure la dolcezza, la moderazione, una sentita modestia, la pazienza, ed erano incoraggiati gli uomini ad adempiere questi doveri con delle promesse di ricompense infinite, come le minacce terribili loro impedivano d'allontanarsene. Ecco quindi creato il fantastico, e da esso il fanatismo, che divenne più tardi una interessta realtà per coloro che credevano con ciò procurarsi la felicità dopo la morte. Ecco l'errore, l'origine della via sbagliata, che da secoli, e secoli ha tenuto nella cecità le masse. Ma di questo bene, giacché non si può disconvenire che nel principio, non fosse un bene il cristianesimo, se ne fece una industria, un mezzo di soggiogare, e governare i popoli dai sacerdoti della stessa religione; i quali, abusando della crudeltà, e delle massime imposte, tennero a loro disposizione, le sostanze, e gli uomini.
           Le massime del cristianesimo dovevano tosto produrre una certa contraddizione tra la morale e la religione. La vita staccata dalle affezioni terrestri per darsi alla contemplazione doveva degenerare in inazione per la società, e servire spesso di pretesto all'ozio, e questo accadde. Ma si noti bene ancora ciò: spento il principio di consanguineità tra le nazioni, gli uomini non sono stati più caritatevoli, ed era naturale che la corruzione di loro costumi presentasse loro l'idea d'una divinità terribile e vendicativa, invece che benigna. La schiavitù, causata da vergognoso interesse, e dalla tema di paure chimeriche, ed una infinità di errori grossolani, fecero loro immaginare la natura stessa sollevata contro di essi, e si credette che gli eccessi di furori, di pentimento, d'offesa e di perdono, di crudeltà e di tenerezza, d'odio e d'amore, specie di altalena fra il male ed il bene, fossero causati da una divinità non da loro dissimigliante. E mi sia a questo proposito permessa una digressione, che infine non si allontana molto, e corrobora ciò che dico.
           Rappresentano Iddio grande e misericordioso infinitamente, che ha creato tutto e fa tutto, che sa il futuro e punisce le colpe. Trovo raffigurato in questa potenza senza limiti, l'illogicismo, che forse più propriamente potrebbe chiamarsi il fattore manifatturato di perversi riflessi, vi vedo l'autore delle ingiustizie, il ferocissimo boia delle sue creature, giacché come si potrebbe ammettere tanta bontà e grandezza, coi castighi in questo e nell'altro mondo, coi malanni di ogni genere che per sollazzo distribuisce alle vittime da lui create, e delle quali sapendo il futuro, conosce la vita e la fine! Ma il Dio che avete creato a vostra similitudine, ed al quale non credete punto, o sacerdoti, ben vi somiglia, e bisogna credere che si nutrisca, e viva d'iniquità propria, come voi fate, se l'uomo gli attribuisce il male, e lo dice suo punitore. Ma dove sta la logica: dove avete condotto le teste dei moveri mortali?
           Ora la vera e cara consanguineità che stabiliva il cristianesimo, questa prima legge di natura che pareva dovesse cambiare la faccia della terra, cosa divenne? Era forse necessario in mancanza di misure politiche e di saldi accordi, che dessero una forma stabile, soppiantando la carità tanto decantata con mille cerimonie, e che materialmente associata alla proprietà e all'interesse ne contraesse i vizi?


           Si videro per questo i ministri degli altari appropriarsi come salario dei loro voti corrotti l'eredità del povero, si videro questi pretesi mediatori tra Dio e uomo, mercanteggiare collo stupido opulento nell'ora della morte il guiderdone delle sue ingiustizie, si vide il pontefice orgoglioso trasformare il principio di fratellanza in un insolente dominio, mascherato colle apparenze d'un zelo apostolico: il volgo infine cambiando superstizioni restò ciò che la politica e l'impostura avevano interesse che continuasse ad essere.
           Non mi si dica che il vero spirito del cristianesimo, quella comunanza di beni della natura, quella reciprocanza di aiuti, quella eguaglianza di condizioni, esiste ancora nei corpi devoti alle osservazioni di quelle belle massime! Sarebbe far giustizia a quelle bande di uomini fortuitamente riunite, a questa lebbra sparsa sul corpo languente della società comparandole a delle ricche famiglie che impoveriscono lo Stato, perché queste stesse famiglie che lo rovinano possono qualche volta utilmente servirlo. No, questi corpi mostruosi composti di gente oziosa, che sono attaccati alla società come le piante parassite all'albero, producono l'effetto del cancro distruggitore, il quale se non viene energicamente estirpato con un procedere lento, ma indefesso, invade ed annienta. Nullameno si vedono finanche nelle nazioni meglio governate questi corpi isolati, restare non solo impuniti negli abusi e nelle turpitudini, come nelle imposture, ma protetti, come i taumaturghi, mentre cospirano contro la società, si esentano con mille grivoli pretesti da ogni dovere di cittadino e godono le migliori franchigie. No, nuovamente no, lo spirito delle leggi naturali e della religione non esiste in questi ritiri oscuri, perché se vi fosse si spanderebbe ugualmente come la luce del sole sopra tutto il popolo, stringendolo con un dolce legame di reciprocanza.
           Ho accennato a qualche ragione del potere, che l'uso delle vecchie opinioni e dei pregiudizi fortemente radicati danno alle leggi volgari ed alla religione, abbenché vecchissimi sieno pregiudizi e conseguenze, ed ho mostrato pure quanto questi usi, costumi e leggi sieno incompatibili col principio razionale, accennando con quale gradazione gli errori religiosi politici e morali siano cresciuti sino al punto d'usurpare l'autorevole diritto della verità. Ora mi piace conchiudere questo articolo citando alcune parole dell'enciclopedista Morelly, il quale dice: "A forza di regole e massime si vogliono chiudere le rotture continue di una diga imprudentemente opposta al corso tranquillo d'un ruscello, che gonfio per questo ostacolo, si rovescia divenendo un mare tempestoso. - Degl'inesperti macchinisti hanno rotto molle e legami, per cui lo sfacelo della macchina trascinerà l'umanità in un abisso: non pertanto si cerca arrestare questa rovina con legature attorcigliate, e contrappesi messi a caso: che è derivato da questo lavorio? Dei voluminosi trattati di morale e di politica! Molte di queste opere dunque possono intitolarsi: L'arte di rendere l'uomo cattivo e perverso collo specioso pretesto e coll'aiuto dei più belli precetti di probità e di virtù. Il titolo delle altre sarà: Mezzo d'incivilire gli uomini coi regolamenti e le leggi le più adatte a renderlo feroce e barbaro.

          F. Delfico



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