[Elenco dei Nomi]

(...segue) Romani Fedele
insegnante, letterato, Firenze (22-5-1910)

[Inizio Voce]


in una assidua comunione di generosi pensieri. Lo rivedo maestro bene amato in questo nostro Ginnasio, in cui era venuto dalla lontana Lucania; lo rivedo nel momento che era indeciso se dovesse, oppur no, accettare la proposta del Ministero di andare professore di lettere italiane al liceo di Sassari, ed io gli dissi che bisognava partire, e partì. Mi sembra di rileggere adesso la prima lettera, che mi scrisse dalla Sardegna, in cui mi descriveva la tempesta che l'aveva colto in alto mare, e mi narrava le sue pene, pur cercando di dissimulare, con molte lepidezze e pungenti arguzie, il dispiacere provato, allontanandosi da questo suo Abruzzo, che amava tanto. Da Sassari fu trasferito a Catanzaro, da questa città, per concorso, andò a reggere la cattedra d'italiano nel Liceo V. Emanuele di Palermo, facendosi dovunque ammirare per il suo forte ingegno, non che per la sua vasta cultura; e da ultimo ottenne, meritatamente, quella del Liceo Dante a Firenze, cui da tempo aspirava. E tanto ebbe caro l'insegnamento dell'italiano nella patria di Dante, che, sebbene fosse riuscito vincitore in più concorsi per l'ufficio di preside e di provveditore, non accettò di essere nè l'uno né l'altro, chè non volle abbandonare quella cattedra, donde rifulgevano, costantemente, i rari suoi pregi di critico acuto e di finissimo artista. Ma insegnava pure la nostra letteratura nel primo collegio d'Italia, in quella S.S. Annunziata, dove si educano ed istruiscono le fanciulle che appartengono alle più cospicue famiglie del regno, e quelle fanciulle, entusiaste del valoroso professore abruzzese, gli dimostrarono sempre benevolenza sincera, non iscompagnata da profondo ed invidiabile ossequio. Ammesso nel cenacolo dei letterati toscani, fu tenuto da essi in gran pregio, e divenne famigliare dei

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