La finale del campionato nazionale dei Giovani Fascisti
(25 giugno 1939)

Teramo - squadra di calcio dei Giovani Fascisti

La rappresentativa teramana partecipante al campionato nazionale dei Giovani Fascisti era composta dai più forti giocatori provenienti dalle squadre di Teramo (Interamnia), Giulianova (Castrum) e Roseto.

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     Giugno 1939. La squadra teramana dei Giovani Fascisti, allenata dal Comando Federale, disputa allo Stadio del Partito (Stadio dei Marmi) di Roma la finale del Campionato Nazionale di Calcio dei Giovani Fascisti, organizzato dal G.I.L., contro la fortissima squadra di Brescia, che giunge all'atto concluso del campionato dopo aver sbaragliato tutti gli avversari, anche con punteggi definiti "clamorosi".
     Si tratta di un traguardo che in quegli anni non ha riscontri nella storia calcistica della provincia teramana. A testimoniare l'importanza dell'evento sportivo, i maggiori quotidiani nazionali si occupano diffusamente della partita decisiva del campionato (Il Giornale d'Italia, Il Messaggero, Il Popolo di Roma, Il Littoriale). Alla finale la squadra giunge dopo aver "battuta Pescara, superata Campobasso, scombussolata Bologna, surclassata Perugia", mentre in semifinale prevale dopo un durissimo macth contro il Salerno.
     La squadra Federale di Teramo, composta interamente dai più forti giocatori locali prelevati dai principali centri calcistici della provincia, cioè Teramo (Interamnia), Giulianova (Castrum) e Roseto ed allenata del tecnico della Castrum Compiani, disputa il primo turno eliminatorio del campionato contro Pescara (23 e 30 aprile), prevalendo come nelle era nelle previsioni: nell'andata disputata in riva all'Adriatico il Teramo vince 2-1 (reti teramane di Lanciaprima al 27' e Marzi al 72' e rigore di Pietrangeli all'85' per i pescaresi), e bissa il successo nel ritorno per 3-0 chiudendo i conti della partita già nel primo tempo, con le reti di Marzi al 4' su rigore, di Cocciolito al 40' e ancora di Marzi al 44'. Supremazia indiscussa quindi. Il cronista de Il Solco (6 maggio 1939), nel commentare la vittoria su Pescara è buon profeta nel prevedere che la compagine teramana andrà lontana: "questa squadra, diciamo subito, ha dato l'impressione chiara che non ha intenzione di fermarsi troppo presto nella marcia che tante rappresentative federali hanno intrapreso sul cammino della conquista del campionato nazionale". Dopo il Pescara è la volta del Campobasso (7 e 14 maggio), contro il quale i teramani dimostrano la loro superiorità sin dalla partita di andata, vinta in Molise per 2-1, nella quale i biancorossi aprono le marcature con Piccioni all'11', rete alla quale i molisani rispondono con Garambois al 30'; decide l'incontro Lanciaprima al 65'. I teramani superano il turno nonostante una partita di ritorno pareggiata per 1-1 e non disputata all'altezza delle loro qualità: i biancorossi sono costretti anzi recuperare il risultato dopo il vantaggio ospite ottenuto al 24' dall'ala Ciarletta, riuscendovi grazie ad un rigore trasformato dal capitano Foglia a due minuti dalla fine del primo tempo.
     Negli ottavi di finale è il turno di Bologna (21 e 28 maggio) che ha superato nettamente la squadra di Pesaro (4-0); sin dalla partita di andata disputata in casa contro i felsinei Teramo mostra la sua superiorità, annichilendo gli avversari con tre reti segnate nel primo tempo da Lanciaprima al 24', da Paolini al 32' e da Ginaldi al 35'; alla fine il Teramo arrotonda il risultato grazie ad una autorete di Venturi all'85' e stravince per 4-0; il ritorno a Bologna si presenta quindi abbastanza tranquillo ed i teramani cedendo di misura per 1-0 (rete di Naldi al 33').
     Nei quarti di finali tocca al Perugia (4 e 8 giugno), squadra ritenuta fortissima, che nel turno precedente ha superato nettamente la compagine di Terni vincendo entrambe le partite (1-0 a Terni e 3-0 in casa); il turno viene superato trionfalmente nonostante l'impresa fosse considerata "molto ardua, ma non impossibile". Ed invece la superiorità dei biancorossi è indiscussa, con una vittoria nettissima nell'andata disputata in Umbria (3-1) e con un primo tempo travolgente grazie alle reti di Lanciaprima (11'), Foglia (16'), e Lanciaprima (37'); i perugini riescono solo a replicare nel finale con la rete segnata da Rizzi all'89'. Anche la partita di ritorno è senza storia, con la vittoria per 2-0 (reti di Paolini al 34' e Ginaldi al 67').
     Gli articoli de Il Solco sulle partite disputate sin qui dal Teramo sono per la verità alquanto scarni, non ravvisandosi né i commenti sulle partite stesse, né i risultati, né le formazioni delle squadre! (1)
     Nel presentare la sfida con il Salerno (11 e 18 giugno), il cronista de Il Solco (10 giugno) afferma senza mezzi termini che "non si tratta più della squadretta fortunata che carpisce qualche vittoria, ma di uno squadrone ben allenato e ben affermato che ha marciato vittoriosamente con grande autorità". Nella gara di andata disputata in casa la squadra teramana prevale su quella campana per 2-0 (reti di Lanciaprima al 54' e Paolini all'85') "nonostante la condotta ostruzionistica ed anche scorretta dei Salernitani". A Salerno i teramani si presentano con una formazione rimaneggiata, senza Lanciaprima (autore sino a questo punto di sei reti), e devono fare i conti con un clima rovente, subendo "l'arrembaggio di undici giovani, incitati al gioco duro da una folla esaltata", il cui comportamento era già stato censurato precedentemente dal Direttorio Divisioni Superiori. Dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio per 1-0 i teramani finiscono per subire altre due reti, e quando, sotto per 3-0, la finale sembra ormai svanita, un formidabile tiro di Granata "atleta dal cuore saldo e dal cervello lucido", riequilibrava le sorti della semifinale.
     Per decidere quale delle due squadre avrebbe disputato la finale era necessario ricorrere al sorteggio (l'urna aveva già beneficiato la squadra salernitana per ben due volte). A Roma, nel giorno del sorteggio, il vice federale di Teramo Giuseppe Rotini chiedeva però che in deroga al regolamento venisse disputata una terza partita in campo neutro, cioè allo Stadio del Partito. La proposta veniva avallata dal generale Vaccaro ed era ben accettata dal comandante federale di Teramo, ma veniva rifiutata dal comandante di Salerno. Il responso dell'urna premiò giustamente la squadra teramana allenata dal maestro ed animatore Compiani, che non aveva esitato ad accettare una nuova esaltante sfida contro i campani.
     Il Solco del 1. luglio fornisce finalmente un ampio resoconto della finale disputata domenica 25 giugno 1939 contro la fortissima squadra di Brescia, in partita unica a Roma nel prestigioso Stadio del Partito davanti alle più importanti cariche dello Stato e del Partito. Sul vastissimo campo in erba i teramani non si trovano a loro agio e dai primi minuti emergono le differenze stilistiche tra le due squadre: "gioco veramente classico, con passaggi brevi e precisi quello del Brescia; gioco estroso, più veloce, meno preciso quello dei teramani". E' il Teramo a spingere nei minuti iniziali della gara e a risultare molto più pericoloso dei bresciani: all'8. minuto azione che si snoda da Foglia a Granata a Paolini il quale compie un fortissimo tiro che sfugge al portiere, con il pallone che "ballonzola" sulla linea di porta senza che gli attaccanti teramani riescano ad insaccarla in rete. Due minuti più tardi si registra una combinazione Lanciaprima-Paolini con tiro di quest'ultimo che sorvola la traversa. Al 15' è il Brescia a sfiorare il vantaggio con la sua ala destra Pedretti, che sbaglia a pochi passi dalla rete la più facile delle occasioni, colpendo malamente la palla, che finisce sul fondo. Dalla rimessa in gioco il portiere biancorosso De Simone calcia male il pallone che finisce al limite dell'area di rigore tra i piedi di Grendene, il quale liberissimo tira prontamente in porta; il terzino teramano Taffoni è costretto a compiere in ginocchio una vera e propria parata, respingendo di pugno, e causando l'inevitabile calcio di rigore, trasformato perfettamente da Faita.
     La beffa subita provoca la violenta reazione dei biancorossi: Lanciaprima si trova libero a pochi passi dal portiere, tira violentemente ma il pallone finisce sul compagno Granata, che calcia fuori in corsa. Un minuto dopo è lo stesso Granata a tirare al lato. Dopo la reazione dei teramani sono i bresciani a scendere con maggiore coraggio: al 20' l'ala Pedretti si libera di Brandimarte e di Taffoni e compie nei paraggi del calcio d'angolo un traversone carico di effetto sul quale si fa incontro De Simone che però non riesce a fermare la palla che, sospinta visibilmente dal vento, si infila nell'angolo opposto. E' il 2-0.
     Il doppio vantaggio dei lombardi taglia le gambe alla squadra teramana, che per il resto del tempo subiscono il gioco degli avversari. In pratica si gioca ad una sola porta: al 23' bella parata in tuffo di De Simone su difficile colpo di testa di Grandene; al 30' Bona a pochi passi dalla porta costringe il portiere teramano a compiere un perfetto intervento sui suoi piedi. Solo nel finale si vedono i biancorossi, prima con una punizione fuori area tirata molto alta da Lanciaprima, quindi con l'ultima azione del primo tempo nella quale il Teramo sfiora la marcatura, con il bresciano Turina che deve intervenire alla disperata sull'ala teramana Lanciaprima, mettendo in angolo.
     La ripresa inizia con maggiore equilibrio, ma con la squadra teramana che macina gioco nel tentativo di riequilibrare le sorti della finale: il portiere bresciano Facconi deve intervenire prima su un debole tiro di Lanciaprima, ed un minuto dopo su una bella azione sviluppata da Foglia, Paolini e Di Teodoro. Al 9' Foglia ferma impeccabilmente l'attaccante bresciano Grendene, allunga a Paolini che "si beve" un paio di avversari e smista su Lanciaprima che, piombato sul pallone, non riesce a gestirlo: la sfera si alza a campanile e termina sul fondo. La pressione teramana diventa sempre più evidente ed il gioco si fa più veloce. Al quarto d'ora Foglia passa a Lanciaprima, quindi a Di Teodoro, Paolini, Piccioni e all'ala sinistra Granata che in area di rigore compie un "tiro-saetta" che il portiere Facconi, con un prodigioso scatto, riesce a deviare di pugno in calcio d'angolo. Al 18' è sempre Facconi a deviare in corner dopo una bella azione condotta da Granata e Paolini, con tiro di quest'ultimo.
     La pressione teramana cresce ancora di più ed il tifo del pubblico, che non lesina gli applausi, è "indescrivibile". Al 26' Lanciaprima scambia con Foglia e tira, guadagnando solo un calcio d'angolo. Il Teramo continua a spingere: da un calcio di punizione Lanciaprima serve di testa Paolini, il quale esegue una bella rovesciata che però non dà alcun frutto. E' il prologo alla meritatissima rete teramana: Di Teodoro serve Piccioni che allunga a Granata; l'ala teramana supera mediano e terzino e segna nonostante il disperato tentativo di Facconi.
     Mancano venti minuti al termine della gara, ed il Teramo intravede la concreta possibilità di recuperare le sorti della finale. La pressione dei bianco-rossi continua per altri dieci minuti: prima Lanciaprima, poi Paolini impegnano severamente il portiere avversario, ma poi nei minuti finali subentra la stanchezza a spegnere il vigore dei teramani. E' il Brescia che nei minuti conclusivi si fa vedere minaccioso, prima con un formidabile tiro di Bona, che De Simone devia miracolosamente in angolo, quindi al 41' Patti approfitta di un "liscio" di Ferraioli, supera facilmente Foglia, Di Teodoro e Di Pasquale e da pochi passi segna il 3-1. Nei ultimi minuti è solo il Brescia ad essere in campo, in attesa del fischio finale che ne decreta il trionfo.
     I teramani soccombono dopo una generosissima gara, ed il 3-1 non rispecchia pienamente l'andamento della finale. Il secondo posto ottenuto da Teramo costituisce in ogni caso "un'affermazione che non ha precedenti nella storia calcistica della nostra provincia", come recita il corsivo de Il Solco, esprimendo il "bravo ai giocatori e all'allenatore, che hanno saputo meritarsi l'ambito elogio del Vice Segretario del Partito, che li ha premiati nel campo dello Stadio romano". Le maggiori testate nazionali commentano diffusamente la finale del campionato. Il Giornale d'Italia, nel sottolineare che la squadra bresciana si è rivelata "compagine più organica e soprattutto più affiatata", non manca di evidenziare i meriti del Teramo che ha mostrato "una aggressività alquanto sconcertante per i bresciani e per di più i ragazzi di Compiani manovrano la palla raso terra ch'è un piacere". Anche Il Messaggero sottolinea "la miglior scuola dei bresciani" cui l'undici teramano "ha opposto una combattività e una generosità veramente ammirevoli, riuscendo anche a dominare per lunghi periodi il gioco, specialmente nella ripresa". Il giornale romano se la prende con il portere De Simone considerato "assolutamente insufficiente" e colpevole di tutte e tre le reti dei bresciani". Tra i giocatori teramani i maggiori elogi vengono riservati al capitano Foglia "dotato di un fiato da struzzo e di uno stile semplice, ma oltremodo redditizio". Brilla indiscussa anche la stella di Berardo (Dino) Lanciaprima, classe 1921, che ha già disputato due campionati in prima divisione con l'Interamnia; l'attaccante è destinato ad una bella carriera (2).

     Brescia: Facconi; Messora, Turina; Venturini, Goffi, Faita; Pedretti, Bona, Grendene, Patti, Cadei.
     Teramo: De Simone; Di Pasquale, Taffoni; Ferraioli, Foglia, Brandimarte; Lanciaprima, Piccioni, Paolini, Di Teodoro, Granata.
     Arbitro: Tonnetti.

Berardo Dino Lanciprima

Berardo (Dino) Lanciaprima (1921)

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L'allenatore della rappresentativa teramana Compiani

L'allenatore Compiani

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I tabellini delle partite disputate dalla rappresentativa teramana

(1) Le informazioni qui riportate sono desunte dall'opera di Elo Simone Serpentini, Storia del calcio teramano (1913-1983), Edizioni Radio Teramo In, pagg. 119-121). I riflettori si accendono improvvisamente in occasione del turno di semifinale, di cui si parla diffusamente nel numero del 24 giugno.

(2) Dino Lanciaprima nella sua carriera calcistica realizzò più di cento reti, disputando quattro stagioni con il Pescara in serie B tra il 1941 ed il 1948, tre stagioni con il Foggia in serie C (1949-1952) e chiudendo la carriera a Teramo, dove giocò in Promozione dal 1952 al 1956, terminandola a 35 anni con la promozione in quarta serie. Nel periodo della Resistenza fu uno dei partigiani più attivi e scampò miracolosamente alla morte: davanti al plotone di esecuzione nazista riuscì a fuggire gettandosi in una scarpata.



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