Albo della gloria

De Berardinis Italo

14 luglio 1937

Albo

      Un aquilotto teramano nei cieli della Spagna

     Nella lettera dalla Spagna del legionario Capriotti-Cardelli di Nereto, pubblicata sul n. 23 di questo settimanale, si fa cenno ad un aviatore legionario, che molto si è distinto nelle più ardue battaglie aeree nei cieli di Malaga e Bilbao.
      Si tratta di un nostro giovane camerata neretese sul cui petto già brilla una medaglia d'argento al valore mentre un'altra ne aspetta per le sue ultime imprese. E' il camerata Italo De Berardinis di Abele, nato a Nereto 20 anni or sono, iscritto a quel Fascio di combattimento proveniente dall'Avanguardia. E' un pilota del 1935. Nel luglio 1936 entrò a far parte della 151. Squadriglia caccia (squadriglia «Folle») di Campoformido, comandata dal Duca d'Aosta, e nel dicembre partì volontario per la Spagna.
      I teramani conoscono e ricordano molto bene questo giovane, avendolo avuto per alcuni anni quale giuocatore nella squadra di calcio.
      Forte, ardimentoso, entusiasta, pienamente consapevole del grande valore ideate della Causa per la quale, insieme con gli altri legionari, combatte da valoroso nei cieli della Spagna, egli è un baldo rappresentante della nuovissima generazione del Littorio, è un esempio luminoso delta esuberante ed inestinguibile vitalità della nostra stirpe in lotta, ancora una volta, per la difesa della civiltà contro la barbarie.
      A lui il nostro saluto fraterno e il nostro fervido augurio.

      Lettera dalla Spagna

      Togliamo i seguenti brani da una lettera scritta ad un amico dal legionario fascista in terra di Spagna, camerata dott. Daniele Semproni.
     Il nostro entusiasmo forse, non te ne avere a male, è più forte del vostro perché alimentato ed arroventato dall'incendio della battaglia; il legionario non piega la testa sotto la rude sferzata del destino: ho visto un legionario, al quale era stato amputato il braccio destro a Guadalajara, che per forza voleva tornare al fronte. Era artigliere ed assicurava che non sarebbe stato di intralcio agli altri e che la cordicella del cannone si tirava appunto con la sinistra. Gli fu concesso di andare al fronte di Bilbao. Ho visto dei legionati avidi di villoria, infilare il calcio del fucile tra i cingoli di un carro armato russo immobilizzandolo. Ho visto morire un legionario gridando: «Mamma, viva il DUCE».
      Dopo i tristi pettegolezzi su Guadalajara noi tutti abbiamo letto con entusiasmo e con vera riconoscenza l'articolo, dallo stile molto noto, del «Popolo d'Italia» del 17 scorso. Guadalajara è stato un focolaio di eroismi e la tomba dei più generosi. I morti di Guadalajara resteranno impressi nei nostri cuori perché rappresentano la schiera eletta dei generosi, degli arditi, che si sono volontariamente e coscientemente immolati per la esuberanza della loro fede. A questa schiera va unita quella dei feriti che ancora oggi, nei vari ospedali, mostrano le loro carni straziate dal ferro nemico.


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