Albo della gloria

De Luca Attanasio

10 maggio 1941

Albo

      Ignorati eroismi di gente d'Abruzzo sul fronte Greco-Albanese

      Il 25 gennaio di quest'anno di guerra fa una giornata indimenticabile per quanti hanno vissuto le tragiche ore della nostra eroica resistenza sul fronte greco-albanese. Un azione piuttosto rischiosa doveva compiersi: Si trattava di raggiungere e saccheggiare un casolare posto oltre le linee nemiche, dove i greci nascondevano armi e munizioni.
      Già alcuni ufficiali erano stati incaricati del delicato compito, senza però che nessuno riuscisse ad espletarlo con successo. Il Sottotenente De Luca Attanasio di Teramo del 13. Regg. Fanteria, sprezzante di ogni pericolo, si offriva in vece di altri designati a compiere l'impresa. Egli scelse un pugno di uomini all'altezza del compito. Sulle ore 23 circa, mentre una nebbia fittissima rendeva ultra buie le ombre notturne e una pioggerella a vento cadeva incessantemente, quel gruppo di arditi si avvia verso il nemico: l'ufficiale con parole opportune aveva temprato il morale dei suoi uomini ad affrontare ogni rischio, con ardimento eroico. L'avvicinamento alla linea nemica viene effettuato con passo rapido e sicuro; ma ad un tratto, un nucleo rallenta e poi s'arresta. Un mucchio di cadaveri, sparsi alla rinfusa, nel terreno, li aveva spaventati.
      Il sottotenente De Luca si ferma brevemente per assicurarsi di persona che si trattasse realmente di morti, per timore di essere aggredito alle spalle. Poi proseguono ed arrivano a destinazione. Il De Luca fa circondare la casa: egli con una lampadina spia l'interno di una stanza sotterranea a traverso una feritoia diroccata. Improvvisamente sei soldati ed un ufficiale greco, spaventati della fulminea sorpresa, scattano in piedi, spianando le armi. Contemporaneamente un gruppo di nostri audaci, forzata una porta posteriore, invade la stanza, e con bombe a mano costringe i nemici alla resa. S'impossessano di parecchie armi automatiche, di una radio e altro materiale Per timore che qualcuno dei prigionieri tentasse gridare e così dare l'allarme, gli spallacci dei nostri soldati vengono adibiti a nodi scorsoi sul collo dei catturati, cosicché il minimo conato sarebbe stato impedito. Ritornando verso le nostre linee, uno dei greci, riluttante a seguire, venne pagato con la morte. Le sentinelle nemiche però, accortesi dell'atto audace dei nostri, diedero l'allarme e subito scese giù un gran numero di greci. I nostri, indecisi e disorientati per il buio fittissimo, riuscirono a sfuggire alla ricerca dei nemici rifugiandosi in una grotta trovata lì per caso. Dopo pochi minuti un grosso nucleo di greci sopraggiungeva nelle vicinanze anelando alla vendetta.
      Il nemico continuò a perlustrare la zona per più ore, finché disperando, si ritirò. I nostri, assicuratisi bene della loro scomparsa, tornarono incolumi alle nostre linee, riportando i prigionieri ed il bottino. Il successo dell'impresa meritò al De Luca l'alto elogio dal suo superiore e la proposta di una medaglia al valore.
      Il nostro bravo compaesano, per la sua tempra di ardito combattente, era diventato la pupilla del suo Colonnello, che a lui affidava le imprese più ardue. Presto il suo esuberante entusiasmo guerriero venne consacrato col sangue attraverso un eroismo che sa di leggendario.
      Il 9 Febbraio, il Sottotenente De Luca si trovava isolato dal grosso, con un manipolo di arditi, in una posizione avanzata, alla distanza di poche centinaia di metri dalle linee avversarie col compito di resistere ad oltranza, se il nemico tentasse un irruzione improvvisa sulle nostre linee. Prima dell'alba i greci cominciano a bersagliare i nostri con una gragnuola di proiettili d'ogni calibro, da cui il terreno circostante veniva letteralmente arato.
      Già si lamentavano le prime vittime, quando una pattuglia avversaria, carponi, tenta eludere la vigilanza dei nostri; ma l'occhio dei nostri fanti li avvista e di sorpresa li cattura. Mentre venivano disarmati, si ode improvvisamente il crepitio delle mitragliatrici nemiche e all'incerta luce dell'alba, si vede un plotone nemico precipitarsi di corsa contro i nostri.
      Rispondono le nostre mitraglie con fuoco violentissimo, decimando il nemico.
      Allora squilli acutissimi di tromba lacerano l'aria e si odono gli urli barbari di centinaia e centinaia di greci che, ubriachi, a plotoni affiancati, scendono all'assalto contro le nostre posizioni. Si trattava di un formidabile attacco nemico in grande stile. I nostri per nulla spaventati, anzi resi più arditi ed intrepidi raddoppiano il coraggio, moltiplicano l'attività guerriera, e col cuore in bocca, si difendono da leoni. Le nostre mitraglie crepitano e falciano inesorabilmente. Le perdite inflitte al nemico sono gravissime; la cerchia avversaria però si fa sempre più stretta, finché dopo il lancio delle bombe a mano, si viene all'assalto alla baionetta. Il Sottotenente de Luca anima, incita, sprona i combattenti, lotta intrepidamente, ma all'improvviso viene aggredito da un gruppo di greci alle spalle, è disarmato del fucile e delle giberne, ed insultato con mille villanie. Poi viene scalzato, e mentre un sergente gli toglieva la seconda calza ed un altro si accingeva ad impadronirsi dell'orologio, il sottotenente De Luca, con abilità mirabile e con sangue freddo, estrae la rivoltella dalla tasca dei pantaloni non frugato dal nemico, e la scarica contro di essi. Nel frattempo il suo attendente di Rocco Michele, che giaceva, che giaceva ferito leggermente vicino a lui, scaraventa addosso ad un gruppo di greci, che si stavano bisticciando per dividersi il bottino dell'ufficiale, parecchie bombe a mano; così il De Luca riesce a fuggire. Durante la precipitosa fuga i proiettili nemici fischiano da ogni parte intorno alla persona del nostro officiale che è ancora illeso.
      A piedi nudi egli corre sulla neve ma le forze gli vengono meno per lo sforzo e la lotta sostenuta, si sente sfinito ed incapace di proseguire; allora si butta dietro un albero. Ma sentendo arrivare una trentina di avversari che lo inseguivano raccoglie con sforzo supremo le ultime energie, e si porta carponi dietro un riparo, dove un nostro ferito gli aveva indicato una mitragliatrice carica e pronta in cui giacevano morti nostri mitraglieri. Appena il De Luca arriva ad afferrare la maniglia dell'arma, inizia un fuoco indiavolato contro gl'inseguitori; ma dopo pochi momenti, una raffica di mitraglia lo ferisce gravemente al braccio sinistro, spezzando la massa muscolare. Il braccio cade inerte ed il sangue scorre abbondante. Il nostro Eroe non perde la padronanza di se stesso, non si spaventa, raccoglie tutto il suo coraggio e continua a difendersi imperterrito sparando colla mano destra senza tregua, riuscendo a spostare in varie direzioni la mitragliatrice perché gli avversari cercavano di circondarlo. Le raffiche rabbiose alla fine atterrano tutti i nemici. Allora il De Luca si toglie la giacca, si spoglia della camicia, con la quale cerca di tamponare il sangue che sgorgava di continuo dalla ferita. Così scalzo, a petto nudo, con ì soli pantaloni a brandelli, ritorna presso il suo battaglione. Il Colonnello che da lontano aveva assistito allo svolgimento dell'impari lotta, gli andò incontro e abbracciandolo commosso gli disse: «Sei un eroe».
      Il Sottotenente De Luca, dopo due mesi di degenza in ospedale, si trova attualmente in convalescenza a Teramo. Il suo Colonnello Gallerati gli scrive continuamente e gli ha comunicato di averlo proposto per una seconda ricompensa al valore. Un suo collega ufficiale gli scrive: «Ti ricordiamo sempre con fierezza; il sig. Colonnello ti cita spesso dinanzi alla nuova truppa e ai nuovi ufficiali quale fulgido esempio di coraggio e di eroismo. Ti vendicheremo : più che una promessa è un giuramento».
      E' questo l'eroico comportamento della nuova gioventù italiana, che cresciuta al clima guerriero del Littorio, educata alla Scuola dell'ardimento, temprata al più alto spirito di sacrificio, sa affrontare ogni rischio, superare ogni ostacolo, vincere qualunque nemico, tutto sacrificando per la grandezza della nostra adorata Patria.
      La gente del nostro Abruzzo Teramano può essere fiera di questo suo eroico figlio.

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