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      Ma quella faccia asciutta, quasi smunta, dava l'idea d'un uomo che lavorasse giorno e notte pel Re, a fargli spendere in armi e soldati tutto il danaro che il ministro Cavaoro aveva cominciato a spremere dalla povera gente. Cavour, Cavaoro! Giocavano così sul nome del ministro non solo gli sciocchi, e chiamavano lui anche impostore perché metteva le imposte. Ma insomma voleva così il Governo del Re; bisognava rispettare, ubbidire e pagare; disciplina bonaria da forti.
      Quando nel Collegio di Carcare fu tornata la scolaresca pel nuovo anno, il padre Canata diede subito ai retorici per tema: "La difesa di Cosseria". E disse ai ragazzi: "Tenete bene a mente che fu fatta la finta di Montenotte e di Dego, dove i vinti furono gli austriaci; non quella di Cosseria, e fu bene, perché ivi i vinti furono piemontesi. Non bisogna avvezzarsi in nessun modo al sentimento di poter essere sconfitti".
      Chi sa se di quegli Scolopi ce ne sieno ancora; e se ce ne sono, chi sa se possono parlare così?
      Montenotte Dego e Cosseria
     
      Queste alture di Montenotte le vidi da fanciullo, gremite di gente, un giorno già quasi di autunno, nel 1851. Tutta quella gente aveva fatto folla quassù dalla Liguria e dal Monferrato, per godersi lo spettacolo d'una battaglia. Battaglia non per davvero, s'intende, che anzi ingentilivano tutto tante, tante signore; ma era cosa guerriera veder quei nostri antichi reggimenti piemontesi, attelati sulle creste nude, lunghe file scure che parevano tormentate dal balenìo delle loro armi.


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Cronache a memoria
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 64

   





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