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      R'č dona marideja.
      O marideja o da maridčeRa veui per ra me spusa.1
     
      Anche vibra talora la nota eroica.
     
      A ji spettruma in zima ar zuvu,
      A i daruma 'r bragg du luvu!...2
     
      Per chi poi, contro chi, i versi feroci del canto che tutto insieme, nel dialetto originale, arde d'un patriottismo quasi barbaro, ma grande? Per quei monti furono sotterrati tanti Francesi!
      Gių, gių, sempre per borri selvaggi, si arriva a Dego, alle strette di Dego, fatte per le stragi umane. Su quel colle di Magliani, coronato di casette esultanti nella loro povertā come anime pie, quanti Francesi e quanti Austriaci videro l'ultima luce, provarono l'ultima angoscia, rimanendo a farsi polvere nel terreno rosso, che si direbbe divenuto cosė dal tanto sangue bevuto!
      Lassų vidi Vittorio Emanuele nel 1875, su d'un baio che per i greppi vinceva le capre. Ma non era allegro quel giorno il Re. Forse lo opprimeva il cumulo delle memorie; forse si ricordava d'un veterano di Napoleone che nel 1851, in quel luogo, gli si era fatto alla staffa per salutarlo, a dirgli, richiesto, la propria vita. E che aveva guerreggiato in Ispagna cinque anni, sotto il maresciallo Suchet; e che nel 1821 era stato portabandiera del reggimento Alessandria a Novara; e che travolto nella rotta dell'Angrogna s'era condotto, fuggendo, a piedi sino a Ponzone in quel d'Acqui, portando seco l'insegna che non aveva voluto lasciarsi levar di mano da nessuno, salvo che dal Vescovo. Chi sa cosa pensasse il Re, se gli tornava a mente quell'antico rivoluzionario, devoto a suo padre e cosė buon diocesano?


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Cronache a memoria
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 64

   





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