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      Il generale Buonaparte aveva pensato già all'impero sin da Montenotte? Non parrebbe, perché allora non curò di fare scrivere ciò che creava, e soltanto da imperatore poi, mandò a rilevare quel terreno e a raccogliere memorie. In quanto al monumento decretato da lui non fu mai eretto: stanno soltanto i ripari di pietre formati dai granatieri di Rampon su Monte Legino e i montanari li rispettano ancora, li chiamano ancora il ridotto; nient'altro.
      Ma chi osasse dire che un monumento potrebbe erigerlo lassù, liberamente, l'Italia nuova, che cosa gli si griderebbe? Eppure sentivano vagamente che la speranza della nostra nazione era cominciata appunto dalla vittoria di Buonaparte lassù, i vecchi di mezzo secolo fa, che si ricordavano d'aver da giovinetti udito dire che quell'uomo, che quei francesi erano venuti in Italia a far lavorare duecentomila fannulloni: e prima di loro avevano sentito così i loro padri, che di quel detto avevano poi visto cominciare e seguire il commento in azione. Dunque nulla di antipatriottico in un monumento che soltanto dicesse: Qui - guerriero di genio italico - Buonaparte generale - aperse l'èra nova - in cui la Patria degli avi suoi - ritrovò alfine se stessa.
      A Montenotte, Buonaparte era già l'uomo fatale dall'anno avanti. Sfiorò le pagine di Alberto Sorel.
      Il 12 vendemmiatore, ossia il 4 ottobre 1795, i capi del partito moderato nella Convenzione credevano d'aver ormai in pugno la vittoria sugli ultimi uomini del Terrore. Cominciò ad insorgere la sezione di Lepelletier.


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Cronache a memoria
di Giuseppe Cesare Abba
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