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      Silla, Cesare, Cromwell". E nel 1791 un segretario di Mirabeau s'era espresso con pensiero degno del suo padrone: "Siccome la dinastia non ispira che diffidenza, le si preferirà qualche soldato fortunato, o qualche dittatore creato dal caso".
      La gran Caterina di Russia scriveva: "Cesare verrà!". E nel 1794, indovinando vicino il tempo buono per chi avesse osato meritatamente, scriveva ancora: "Se la Francia esce da questa stretta, sarà più vigorosa che mai, diverrà ubbidiente come un agnello; ma le bisognerà un uomo superiore, abile, coraggioso, più alto de' suoi contemporanei, forse più alto del suo secolo stesso. È nato? Tutto dipende da questo". Diceva così la Zarina, spirito chiaroveggente, divinatore. Essa morì prima di potersi lodare da sé della propria profezia e di riconoscere che l'uomo era nato. Ma chi sa? Essendo morta nel novembe 1796, poté forse intuirlo già tutto nel vincitore di Montenotte.
      Il Buonaparte era della stoffa di Machiavelli. "Mi lascino entrare nel loro servizio, anche in piccolissimo ufficio", diceva questi dei Medici, quando s'era disposto a servirli per farli grandi e grande con essi la patria. "A salire penserò io". E il sangue dei Buonaparte veniva da Firenze.
      Dunque il 13 vendemmiatore ci mise il piede nella staffa, e non lo levò più finché, pigliatosi alla criniera, non fu in sella alla cavalla focosa che spronò poi per tutta Europa.
      Cominciò dall'Italia e parve fatale. Qui da noi si affermò la sua figura dominatrice. Dopo la battaglia di Lodi un poco, e dopo quella di Arcole addirittura, non diede neppur più retta agli ordini che gli venivano dal Direttorio.


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Cronache a memoria
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 64

   





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