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      Eppure, a tratti, gli si esprime in faccia una grande bontà. Che capriccio fu quello di chiamarlo Nino? –Bixio! Ecco il nome che gli sta! Almeno rende qualcosa come un guizzo di folgore.
      Si fa notte: il Piemonte tira innanzi più veloce di noi. A quest'ora in casa mia si accende il lume, torna mio padre da fuori, la cena fuma sulla mensa; ma la famiglia tarda a sedersi... qualcuno manca.
      In mare, 7 maggio.
      Fu fatto fare silenzio. Da poppa a prora tacemmo tutti, e la voce potente d'uno che leggeva un foglio suonò alta come una tromba. L'ordine del giorno ci ribattezza Cacciatori delle Alpi, con certe espressioni che vanno dritte al cuore. Non ambizioni, non cupidigie; la grande patria sovra ogni cosa, spirito di sagrificio e buona volontà.
      Conosco un altro ordine del giorno, che fu letto non so bene se nella ritirata da Roma nel 1849, o l'anno scorso ai volontari, prima che passassero il Ticino. Si sente sempre lo stesso spirito. Anche in quello, il Generale diceva di offrire non gradi né onori, ma fatiche, pericoli, battaglie e poi... per tenda il cielo, per letto la terra, per testimonio Iddio.
      Talamone, 7 maggio.
      Vedevamo lontano un villaggio, una torre svelta, sottile, lanciata al cielo; una bandiera su quella agitata dal vento. Bandiera italiana, villaggio toscano. Era questo di Talamone, sulle coste maremmane. Quando fummo vicini a terra, una barca venne a gran forza di remi verso di noi, portando il Comandante di questo castelluccio. Il valentuomo era mezzo sepolto sotto due spalline enormi, e aveva in capo una lanterna tutta galloni.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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