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      Si chiama Ippolito Nievo.
      Tutti i Genovesi che hanno carabina, forse quaranta, formano un corpo di Carabinieri. Il loro capitano Antonio Mosto chi lo volesse dipingere, è una bella testa di filosofo antico. Di modi e di fisionomia austero, pare uno che abbia fatto penitenza sino ad oggi, per affrettare la resurrezione d'Italia. È conosciuto per coraggiosissimo; e infatti come potrebbe non esserlo, se quei giovani lo tengono per primo?
     
     * * *

      Ho riveduto quei due signori che hanno viaggiato con me da Parma a Genova. Sono qui anche loro; soldati nella prima compagnia. Il più giovane, piemontese, si chiama Giovanni Pittaluga. È un fuoco. A Piacenza, per aver veduto alcuni soldati francesi andare a zonzo vicino alla stazione, si tirò dentro gridando se quelli stranieri non se ne andranno mai più. E il più vecchio, che si chiama Spangaro ed è veneziano, e deve essere un uomo di conto, a vedere com'è rispettato qui, disse con molto senno, che avremo grazia se ci riuscirà di vederli andarsene colle buone. L'altro fremeva. Ora avranno agio di continuare la loro disputa sull'efficacia dei modi spicci che il giovane vorrebbe adoperati, a farla finita coi nemici d'Italia. Nella sua fisonomia vi è del Saint-Just. Guai a quel povero prete o frate che gli venisse a cascare fra le mani.
     
     * * *

      Il povero Sartori era seduto sul ciglio di quello scoglio, col mare là sotto a picco. Si querelava tra sé, ma udì il mio passo e si tacque.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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