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      Gli chiesi che cosa avesse. Mi rispose che era stato lì lì per buttarsi da quell'altezza, offeso nel vivo da un capitano che gli impose di levarsi di capo il berretto da ufficiale, portato nell'esercito dell'Emilia. Deve essere stato un battibecco fiero. Sartori obbedì, ma ha giurato di far parlare di sé.
     
     * * *

      Allegro che scoppiava nei panni, montato a bisdosso su d'un asinello, uno dei nostri cavalcava su per l'erta, tra le risa de' suoi amici. La povera bestia cadde, e il giovane andò giù ruzzoloni, rimanendo malconcio. Fu messo a letto nell'osteria, e vi rimarrà chi sa quanto. Poveretto, quando noi ripartiremo!
     
     * * *

      Una mano dei nostri si staccheranno tra poco da noi. Passeranno il confine romano condotti da Zambianchi. Mi duole pei tre medici di Parma destinati a seguirlo. Diverse venture, comunque la meta sia una. Noi non ci siamo detti addio.
      E mi hanno detto che sono partiti, o stanno per partire, non so quanti, che non vogliono più seguire il Generale, perché al grido di guerra ha mescolato il nome di Vittorio Emanuele. Se ne parla, se ne giudica, ma non se ne sente dir male.
      9 maggio. Dal Lombardo in faccia a San Stefano.
      Ieri sera c'imbarcammo che il mare pareva volersi mettere in burrasca. Gli abitanti di Talamone ci salutarono dalla riva, accompagnandoci con auguri pietosi.
      Sono venuti a bordo del Lombardo tre bersaglieri fuggiti da Orbetello. Uno ve n'era già sin da Genova, Pilade Tagliapietre, trevisano.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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