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      Frattanto i nostri arrivavano a ingrossarci, rinascevano le forze. I Capitani si aggiravano tra noi, confortandoci. Sirtori e Bixio erano venuti a cavallo fin lassù.
      Sirtori vestito di nero, con un po' di camicia rossa che usciva dal bavero, aveva nei panni parecchi strappi fatti dalle palle, ma nessuna ferita. Impassibile, colla frusta in mano, pareva non si sentisse presente a quello sbaraglio; eppure sulla faccia pallida e smunta io lessi qualcosa, come la voluttà di morire per tutti noi.
      Bixio compariva da ogni parte, come si fosse fatto in cento, braccio di ferro del Generale. Lassù lo rividi vicino a lui un altro istante.
      — «Riposate, figliuoli, riposate un altro poco; — diceva il Generale — ancora uno sforzo e sarà finita!». — E Bixio lo seguiva per le file.
      In quella il sottotenente Bandi veniva a salutarlo, lì per cadere sfinito. Non ne poteva più. Aveva toccate parecchie ferite, ma un'ultima palla gli si era ficcata sopra la mammella sinistra, e il sangue gli colava giù a rivi. — Prima che passi mezz'ora sarà morto, pensai: ma quando le compagnie si lanciarono all'ultimo assalto, contro quella siepe di baionette che abbagliavano, stridevano, sì che pareva di averle già tutte nel petto, tornai a vedere quell'ufficiale fra i primi. «Quante anime hai?» gli gridò uno, che deve essergli amico. Egli sorrise beato.
      Il grande, supremo cozzo, avvenne mentre la bandiera di Valparaiso, passata da mano a mano a Schiaffino, fu vista agitata alcuni istanti, di qua di là, in una mischia stretta e terribile e poi sparire.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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