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      24 maggio. Piana dei Greci.
      Sulla porta d'un convento, come un mendico! La città sembra desolata dalla pestilenza. Qualche cencioso gironza per le vie e chiede l'elemosina a noi. Il nostro campo è là fuori, ma oggi non allegro come gli altri giorni.
      Stamane mi destai che tutti si alzavano, e in quella luce crepuscolare, pareva la risurrezione dei morti.
      In fondo all'orizzonte quietava il mare plumbeo. Palermo accennava appena d'essere, contro la massa scura di Monte Pellegrino; e in faccia a noi una nebbiolina bianca da Palermo al Pioppo. Quando spuntò il sole alle nostre spalle, rovesciando lunghe per il pendio del monte l'ombre dei nostri corpi, tutto parve provasse un fremito, e ci abbracciavamo tra noi.
      La nebbia sfumò. Allora si vide uscire da Monreale una colonna di soldati; avanzare densa e sicura per la via che mena a Pioppo; occuparla tutta quanta è lunga. E non finiva mai, sebbene la testa fosse già entrata nei boschi, per venire a Parco.
      A questa volta verranno davvero! si diceva; e intanto i nostri del genio cominciarono a lavorare frettolosi, per costruire una batteria. Le compagnie furono schierate sulla strada.
      Si aspettava in silenzio, e pareva di sentire il passo di quella schiera infinita, lontana.
      La moschetteria cominciò laggiù sotto Parco. Sostennero il primo urto i Carabinieri genovesi: ma mentre tutto pareva preparato per tener fermo là dove eravamo, passò il Generale collo Stato Maggiore, colle Guide, di galoppo, un turbine, e noi subito dietro di loro a passo di corsa.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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