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      Un atto di amicizia che ci ha fatto gran bene. Hanno parlato col Generale, poi si sono messi a girare pel campo. Che strette di mano franche e fraterne!
      Uno di loro, giovanissimo, con un par d'occhi d'azzurro marino e due mani rosee di fanciulla, schizzò alla lesta tre o quattro figure dei nostri e quella del colonnello Carini. Aveva già nell'album un capo-squadra di Partinico, che io conobbi e che mi parve un modello da farne uno Spartaco. Gli altri si mescolarono a noi raccogliendo e dando notizie. E si mostravano lieti d'averci trovati gente civile e colta.
      Gli abbiamo caricati di lettere, di foglietti strappati qua e là e scritti a matita; saluti, gridi d'affetto, che essi faranno capitare alle nostre famiglie, col primo legno che salperà da Palermo. Si trattennero un'ora. Dissero che la città è una caserma, ma ci hanno fatto sperare nella buona riuscita. Si sa che hanno portato al Generale la pianta di Palermo, co' segni dove sono barricate o posti di regi. Ora che se ne sono andati, il Generale sta a consiglio coi Comandanti delle compagnie.
     
     * * *

      Non più a Castrogiovanni, per attendere rinforzi dal continente: pochi o assai, fra mezz'ora si partirà per Palermo. Bixio lo ha detto: «O a Palermo o all'inferno!».
      Il colonnello Carini ha parlato alla compagnia. Ha detto che domani l'alba sarà gloriosa, ma ci raccomandò di non romperci se saremo caricati dalla cavalleria. Intanto tutte le altre compagnie erano raccolte a circolo, intorno ai loro capitani.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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