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      A un tratto entrò da fuori nostro padre, e venne malinconico a sedersi al fuoco.
      — Che c'è? gli chiese nostra madre.
      — Nulla!
      — Giusto! Han suonato a funerale; chi sa per chi?
      — Pei defunti delle barricate di Milano.
      Guardai nostro padre tremando. Defunti, barricate, Milano, tre schianti al mio core di nove anni, mi parevano tre parole sonanti da un altro mondo. Quella notte non dormii: da quella notte mi rimase nell'anima una tristezza cara, che di quando in quando assaporai, venendo su cogli anni, senza poterle dare un nome fin che non ebbi trovato nel Sant'Ambrogio del Giusti quello sgomento di lontano esiglio...
      Tornando da Monreale, 14.
      Deve essere stato un gran vivere nei tempi che su questo ceppo della Sicilia venivano a innestarsi i Saraceni, i Normanni e poi quegli altri d'alta ventura, che portavano l'aquila sveva sul pugno!
      Pìgliati colla fantasia in quell'età una parte, guerriero, rimatore o fraticello, ed entra; ecco la Cattedrale famosa. Tant'è, s'ha bel disporsi, ma noi sentiamo che non si riesce a star nelle chiese come quella là, con animo che risponda. Disse un di noi: «Bisognerebbe non osar d'entrarvi calzati...». Fu tutta l'espressione della sua maraviglia! Un altro, quando ebbe guardato un poco attorno le colonne e laggiù il gran mosaico, si lasciò andar ginocchioni con gli occhi in su, facendo colle braccia e a mani giunte un arco sopra la testa, verso quelle volte; e l'atto gli parve preghiera.
      E s'esce di là che uno si sentirebbe potente a far qualche cosa degna; ma no, quello che per capirci chiamiamo coda del diavolo, gli si ficca tra piedi.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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