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      ».
      E ne buttò là un fascio, bollate dai Municipi dov'è passato, tutte che ne dicono gloria come fosse Garibaldi. Ma il Consiglio non lo mandò libero. Costui puzza troppo di sangue, e a Palermo, dove sarà condotto, qualcuno gli farà empire il cranio di piombo.
      Villafrati, 27 giugno.
      È arrivato il colonnello Eber, d'aria tra soldato e poeta. Si sa che è Ungherese, e che il 26 maggio venuto da Palermo a Gibilrossa per veder Garibaldi, volle essere dei nostri a tornar a Palermo, quel bello e terribile mattino del 27. — Viaggiatore di gran lena, egli ha corso l'Asia per ogni verso, scrivendo pel Times. Ora eccolo nostro comandante, perché Türr se ne va malato rifinito.
      Rocca Palomba, 28 giugno.
      Che veglia deliziosa a pié del Maniero di Morgana! Stanchi della camminata d'otto ore, i soldati dormivano, pei campi, in un silenzio che mi parea d'esser solo.
      Queste campagne come hanno fatto a diventar deserte?
      Si va delle ore senza vedere una casa. Contadini? Non ve ne sono. I coltivatori stanno nei villaggi, grandi come da noi le città; vi stanno in certe tane gli uni sugli altri, con l'asino e le altre bestie men degne. Che tanfo e che colpe! All'alba movono pei campi lontani, vi arrivano, si mettono all'opera che quasi è l'ora di tornare; povera gente, che vita!
      Rocca Palomba è come tutti gli altri borghi, ma a vederla da lungi adagiata su questo fianco del monte, mezzo nascosta nei boschi di mandorli, con quella strada che si curva dolce per farvi arrivare la gente senza fatica, promette di più. Trovammo gli abitanti in festa.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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