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      Avevano mandato ad incontrarci un nugolo di cavalieri, che vennero innanzi drappellando bandiere, levando grida, salute fratelli! Parevano gente del medioevo rimasta viva proprio per aspettarci. Quei signori ci fecero gli onori del paese, con modi non da persone accostumate a vivere così solitarie. Ma certe gentilezze s'hanno nel sangue. Però sempre quella storia! Se un borgo ci accoglie bene, quello che viene dopo ci tiene il broncio, poi l'altro appresso torna a farci festa. Qui c'erano i preti e il Municipio alle porte; la banda suonava l'inno; sulle alture ardevano fuochi di gioia, i signori si contendevano gli ufficiali; i soldati ebbero pane, cacio, vino, carezze, il paese in capo, se l'avessero voluto.
      Io poi càpito sempre in casa di preti. Questo ch'è qui mi ha voluto far toccare il vangelo. Ma io, aperto il volume, lessi due versetti e glieli voltai tradotti lì lì. Allora il prete mi si buttò al collo, e fece correre tutta la famiglia a conoscere il gran cristiano che aveva in casa. Desinai con loro. Vi erano delle donne, delle fanciulle, dei bambini, dei vecchi e dei giovani, una tribù. Pareva il dì del Natale. Mi lasciarono venir in camera a malincuore; in questa camera allegra dove è un letto che pare di gigli. E tu coi tuoi peccati, oseresti andare fra quelle lenzuola?
      Bassini ci ha raggiunti, mortificato lui, gli ufficiali e i soldati. Furono accolti a Prizzi come prìncipi. Luminare, cene, balli e le belle donne che gridavano ancora da lungi «benedetti! beddi!».
      Alia, 29 giugno.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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