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      Caltanisetta, 2 luglio.
      Si calunniano tra loro borghi e città come godessero gli uni del mal degli altri. A sentire, qui dovevano essere schioppettate. Invece trovammo tutto un parato di bandiere e di verde. Ci toccò passare sotto un arco trionfale noi, le autorità, la Guardia Nazionale venuta ad incontrarci. I giovinetti volevano ad ogni costo lo schioppo dai nostri soldati, tanto per alleggerirli l'ultimo tratto: ma i soldati rifiutarono la cortesia. Forse qualcuno si ricordò di quando eravamo pei campi nei primi giorni dopo lo sbarco, che si dormiva collo schioppo tra le braccia e le gambe incrociate, e alcuni se lo legavano al corpo, dalla paura di svegliarsi disarmati. Sicuro! Allora v'erano dei contadini che per avere un'arma si arrischiavano nei bivacchi a rubarla.
      3 luglio.
      Che quella festosa accoglienza di ieri fosse una lustra? Oggi la città è silenziosa; pare che noi non ci siamo più; la gente attende alle cose sue come dicesse: Ho fatto il dover mio e basta.
     
     * * *

      Quei di Bassini sono tornati, rotti dalla marcia di quattro giorni, per vie da lasciarvi le polpe. Narrano che capitati a Resotano intorno alla mezzanotte, vi trovarono il popolo in armi risoluti a non lasciarli entrare. Bassini, uomo da dar dentro a baionetta calata, procedé cogli accorgimenti, e poté mettere le mani addosso a undici scellerati, rei di mille prepotenze e di sangue. Uno riuscì a fuggire, ma un siciliano come un demonio, lo cacciò, lo arrivò e l'uccise.
      5 luglio.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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