Pagina (108/167)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E il caporale:
      — Stasera farete il sacco, e passerete a ridere in prigione..
      — Sissignore.
      Caltanisetta, 7 luglio.
      Feste da fate. I viali del giardino parevano di fuoco; il verde degli alberi e delle spalliere luccicava di splendori metallici; le donne di Caltanisetta coi mariti, coi fratelli, con noi, parevano una famiglia innumerevole che si rallegrasse là dentro di qualche lieta avventura. Rinfreschi, vini e dolciumi, tanto da satollare per una settimana tutti i poveri della città.
      Castrogiovanni, 10 luglio.
      Ma perché ci hanno fatti camminare traverso i monti, per sentieri che è miracolo se nessuno vi lasciò la vita? Vero è che abbiam veduta la pingue campagna, una coppa d'oro. Quei bovi che pascolavano per le praterie, fiutavano nell'aria il nostro passaggio, e la fila interminabile di rosso dava loro negli occhi spaventati. Un toro inseguì due dei nostri sbrancati e vaganti forse in cerca d'acqua. Li vedemmo correre su per un'erta, colla formidabile testa del furioso animale due passi dalle reni. Un d'essi poté arrampicarsi a un albero, l'altro tirava sempre a correre su d'una ripa dove il toro lo avrebbe arrivato. Senonché un boaro, galoppando curvo che la sua testa era tutta nella criniera del cavallo, giunse coll'asta calata e vibrò nel fianco alla bestia come un lanciere. Il toro fuggì muggendo, lanciando zolle, flagellando l'aria colla coda rabbiosamente.
     
     * * *

      Io pensava che quando eravamo a Gibilrossa, ora un mese e mezzo, furori messi i partiti d'assaltare Palermo o di ritirarsi qui su quest'amba, per ordinarvi la rivoluzione, farsi forti e ripigliare la guerra.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





Caltanisetta Gibilrossa Palermo