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      Quasi tutti i capitani propendevano per questo, ma Garibaldi no. Volle Palermo. Forse indovinava che ritirati quassù avremmo avuto tempo a languire un po' ogni giorno, finché la rivoluzione si sarebbe spenta, e noi con essa.
     
     * * *

      Scrivo a pié d'un castello che un tempo dominava la città. Ora è carcere dove fu chiuso un sergente della compagnia di Agesilao Milano, che n'uscì cavato dalla rivoluzione, ma canuto, curvo, spentosi senza la forza nemmeno di potersi rallegrare del suo paese. Così mi hanno narrato ed io noto. E noto che veggo il lago Pergusa a un cinque miglia da qui. Pare un pezzo di cielo caduto in mezzo a praterie fiorite. Circa lacus lucique sunt plurimi et laetissimi flores omni tempore anni: dice Cicerone parlando d'Enna, l'antica città ch'oggi è Castrogiovanni. Lo lessi, saran sei anni, nelle Verrine. Chi m'avrebbe detto allora: Vedrai quei luoghi?
     
     * * *

      In faccia a Castrogiovanni, Calascibetta sicura, cupa, sul monte che par tutto basalti, rotto d'anfratti, fulminato.
      Nella valle il fondaco della Misericordia, lugubre nome che fa luccicare lame di pugnali agitate nella notte da masnadieri.
      Veggo laggiù la nostra artiglieria, i carri, le sentinelle e un brusìo di soldati rossi. Non vi deve essere un alito. Quassù invece una brezzolina che sfiora la guancia soave.
     
     * * *

      Notizie di Bixio. Conduce la sua brigata per l'isola sulla nostra destra. Ha riveduto il Parco, la Piana de' Greci, Corleone; prosegue alla volta di Girgenti.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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