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      La Grecia non poté, non potrebbe essere che laggiù. Par di sentire un profumo d'antico e un suono da quella parte venuto in qua nell'aria, nell'acque; dolce oggi come allora quando Virgilio cantava gli amori dell'Alfeo con l'Aretusa.
     
     * * *

      E Sant'Alessio è un fortino lì sulla via, fatto anticamente per dar da ridere ai barbareschi. Non v'è una guardia, ma quel vecchio cannone da quella balestriera come parca che ammiccasse! Raveggi, passando meco a pié del forte, mi disse: «Ecco il mio sogno! Aver quarant'anni e più ed esser messo qui con quattro veterani slombati. Me ne starei sdraiato ora su d'uno spalto ora d'un altro, guardando il mare attento attento, invecchiando adagio adagio, bevendo a sorsi la vita, il vino e le fantasticherie della mia testa».
      In riva al mare.
      Comincio a vedere chiara l'ultima punta di Spartivento. Quando da giovanetti dicevamo in versi: Dall'Alpe a Spartivento! io questi azzurri gli aveva indovinati, veduti, respirati. Ma ora non mi proverei neanche a descriverlo il digradarsi di tinte turchine, tante sfumature quanti sonvi piccoli promontori sin laggiù dove troveremo Messina. E quelle linee là oltre lo stretto che paiono guizzi nell'aria, tutti monti della favolosa Calabria, dove chi pose piede coll'armi in pugno sempre morì?
      Silenziose, gravi, fumose come avessero Pensieri tristi, le navi napolitane vanno e vengono per lo Stretto. Passare all'altra riva, ecco il problema. Ma il Dittatore vive.
      Messina. 27 luglio.
      Sul piano di Terranova, tra la città e la cittadella, stanno due file di sentinelle, borboniche e nostre.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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