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      Appunto in quel momento s'udì gridare dalla nostra destra: Egli è qui, egli viene, il Dittatore, il Generale! — E apparve dalla parte di Sant'Angelo Garibaldi bello e raggiante. Noi sotto i suoi occhi, fummo fatti piegar a sinistra, per rintuzzare un nuovo assalto di borbonici usciti freschi da Capua. Piombammo sul fianco di quella colonna, una cosa che mi parve un lampo, e quella sparì. Ma ne caddero dei nostri! Il capitano Marani di Adria giaceva là tra gli altri con un braccio spezzato; bel biondo, chi sa come rimarrà mutilato!
      Ora si dicono le glorie dei morti. Non conobbi il colonnello Puppi, che fu sventrato dalla mitraglia quasi sulla porta di Capua. Mi piglia una gran tristezza, mi par quasi un torto di non averlo visto mai.
      E il povero capitano Blanc da Belluno? Lasciò il suo grado d'ufficiale dei Granatieri e se ne venne a perder qui una gamba. Ma Cozzo, Narciso Cozzo, quel barone palermitano, che pareva un gentiluomo degli Altavilla rimasto vivo per saggio della stirpe. Ebbene, cadde di palla tra i Carabinieri genovesi, quei gloriosi veliti che si son fatti un obbligo di essere sempre primi.
      28 settembre.
      Da cinque giorni, ogni mattina, ci si mette sotto l'armi, e ci stiamo dell'ore. Così s'esercita il cuore. Perché è una gran prova quella di prepararsi a morire, e poi no, sentir dire che non è ancor tempo, tornarsene e pensare: sarà per domani. Ma qualcosa di tragico si avvicina. C'è nell'aria un gran gonfiore di tempesta. L'ordine del giorno di alcune sere sono, parlava vagamente di assalti serii, e diceva dei se mai che facevano tremar le viscere.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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