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      E ben presto, sul versante opposto a quello per cui salivamo, avremmo scoperto il campo di Bixio. Al tuonar dei cannoni pareva ch'egli indietreggiasse. Ma arrivati alfine in cima, allora che vista! Giù giù per i pendii a sinistra, sul gran ponte, sotto ed oltre, un formicolìo di rosso fra nembi di fumo e delle grida che parevano di centomila. Più basso delle tinte nere che s'allontanavano; borbonici vinti, passi amari di fuga. Nello stradone, fuor del tiro dei nostri più avanzati, stava serrato un grosso squadrone di cavalli; due cannoni da lontano lanciavano ancora delle granate qua e là, contro di noi; tiri da Parti.
      Bixio tornava indietro e il suo sguardo diceva: Vittoria! — Cosa siete voi? — domandò al Capitano Novaria. E Novaria: — Gente della brigata Eber. — Correte per di là su Valle, e fate presto: mettetevi agli ordini del colonnello Dezza.
      1° ottobre. 3 pomeridiane.
      La mia dolce terra delle Langhe, quasi sconosciuta all'Italia, l'ho sentita, vista, goduta un momento, qui, così lontano, su questi greppi di Monte Calvo.
      Passavo attraverso quelle vepraie lassù, per quel sentieruolo dove non passò forse mai persona buona ad altro che a patire, sudare e pregare. E mi saltò fuori come di sottoterra un ufficiale tutto sanguinante in faccia e lacero la camicia, con un mozzicone di sciabola in mano. Mi chiamò: O tu, dove vai? — Alla mia compagnia sopra Valle. — E da dove vieni? — Dal quartier generale. — E Bixio? — Trionfa! — Con queste e poche altre parole, mi parve di parlare con uno delle mie parti.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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