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      Caricarono come veterani!
      Giù sugli altipiani, tra i pochi alberi tristi che non possono sbozzacchire in queste sassaie, quante camicie rosse che non si mossero più! Ne contai una ventina qua e là, qualcuno si riconosceva ai tratti mezzo moreschi, per volontario del Vallo di Mazzara, dove Bixio passò e raccolse gente. Ma vi sono delle testine bionde di settentrionali che paiono di fanciulle. Mi fermai vicino a un morto che avrà avuto sedici anni, e parlando per lui e per me, gli dissi delle cose che se le sapessi scrivere sarebbero un capolavoro. Dalla bisaccia gli usciva un pezzo di biscotto.
      Odo dire che i perduti furono molti, e che gli ufficiali, tra feriti e morti, passarono la ventina, solo qui, su così poco spazio, e con sì pochi soldati. O allora a Villa Gualtieri, al Ponte, al Molino, e via poi sulla lunghissima linea, sino all'ultima sinistra nostra, fronte di tante miglia, curva strana così che Maddaloni è l'estrema destra e insieme stava alle spalle di quei che combattevano sul Volturno? – Quando se ne saprà il numero vero sarà un pianto.
      2 ottobre verso le 11 antim.
      Gran caccia da Re, veduta da questo cocuzzolo di Monte Caro! Un nugolo di borbonici, forse quelli che ieri dovettero passare sul petto di Bronzetti, si vanno aggirando di qua e di là, di su di giù, per quelle alture di Caserta Vecchia, e pare che non sappiano dove andare a dar del capo. Ma da tutte le parti spunta il rosso dei nostri e fa cerchio. Quelli si raccolgono, forse vogliono piantarsi e difendersi tra quelle rovine che danno al paesaggio quel tono lamentoso di grandezza morta e di desiderio.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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