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      .. urla feroci, baionettate. Si gelava, si infuocava il sangue a vedere. – I borbonici non ebbero agio né spazio di spiegarsi, e si volsero in fuga una sezione sull'altra, via, via, rovinando, e tutta la colonna scompigliata fuggiva alla meglio verso Valle.
      «Di dove eravamo noi si dominava lo spettacolo, e si capiva che l'anima di tutta quella massa eroica di picciotti era l'anima di Bixio. Dunque Bixio e Taddei, eroi!
      «La sera, ne contammo di morti! Ma le più gravi perdite le sofferse il mio battaglione. Morì Innocenzo Stella, colpito nella testa da una palla, furono feriti Herter, anch'egli, come Stella, vostro di Marsala, e Rambosio e Rugerone. Povero Rugerone! Colpito nel ventre da una scheggia di granata che gli uscì per la schiena, lo trovarono la sera in un burrone, lo trasportarono a Villa Gualtieri, dolorò diciotto ore, e alla fine la morte lo liberò. Antonio Traverso, della mia compagnia, andò a morire, non si sa come, nel boschetto, presso il battaglione Menotti, dove io lo trovai l'indomani mattina, trapassato il petto da una palla, con un fazzoletto bianco alla bocca, tutto insanguinato. Delle tre compagnie Boldrini, soltanto una ventina d'uomini col tenente Baroni di Lovere, ferito nel capo, si unirono alla sera a Menotti, e servirono a riformare il battaglione disfatto».
      Ecco quel che l'amico scrisse.
      Caserta, 8 ottobre.
      I nomi non li scriverei neanche se li sapessi. E non ne domando. Li ricorderanno purtroppo quelli che videro, e per tutta la vita li udiranno nell'anima, come furono detti dalla voce tremenda del Dittatore.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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