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      Però in sull'annottare aveva cominciato a mostrarsi inquieta. Affacciavasi ogni tantino alla finestra, aperta dalla parte di mezzogiorno, donde si scopriva la via di C.... per cui Giuliano doveva tornare; e dopo l'avemaria vedendo ch'egli non veniva, non trovava più posto ove potesse star ferma. Andava su e giù per la sala, pigliando di sul tavolino la lucerna deponendola e ripigliandola; tornava ad affacciarsi alla finestra, come avesse voluto rischiarare lontano la campagna; tendeva l'orecchio, si spazientiva, si toglieva di là sospirando e guardando Marta. Questa se ne stava colle mani in mano, badando a non mostrare quanto fosse anch'essa scontenta dell'indugio di Giuliano. Intanto l'ora in cui si soleva cenare, era passata di molto; e una grossa e vecchia gatta, levandosi di su certa stuoia su cui stava a fare le fusa, era già corsa parecchie volte a fregarsi le schiene contro gli stinchi della fantesca. A un tratto la signora non potendo più reggere, si volse, e quasi incalzando un discorso già incominciato, disse alla vecchia:
      «Oh insomma, non istate a dirmi di no...! o egli è caduto da cavallo, o ebbe qualche cattivo incontro.... Chiamate Rocco, voglio mandarglielo incontro.... ditegli che venga da me.... subito....»
      Marta uscì, e dopo alcuni momenti tornò a dire, che Rocco non era ancora rivenuto, da fare la merenda in campagna colla famigliuola.
      «Benedetta anche la merenda! - sclamò la signora - e dunque chi manderemo?»
      «Non si potrebbe aspettare un altro poco? - disse Marta - noi si sta col cuore tra due sassi, ma a chi è fuori, massime i giovani, pare sempre di far presto.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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