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      L'altra delle sue allegrezze la provava ammanendo il caffč pel suo fratello ogni giorno, e le feste solenni per i sette od otto preti del borgo, che venivano a pigliarlo con lui dopo il desinare. Godeva a udirli sorbire quella bevanda, di cui allora si cominciava appena a parlare, come di cosa dell'altro mondo; ma essa non ne assaggiava, perchč la sua bocca non era da tanto. Si innebriava aspirandone il fumo, si teneva onorata d'avere in casa quella delicatura, che anco i pił ricchi del borgo non avevano ancora; e se conversando dinanzi la porta, colle donne del vicinato, le riusciva di far cadere il discorso su tanta grazia di Dio; ne diceva da far venire l'acquolina a tutte; poi con certo suo piglio orgoglioso e cortese, saliva di sopra, e poco dopo s'affacciava con in mano un bricco lucente, donato al fratello da non so che marchesana di quelle parti. E porgendolo a vedere imitava, senza volerlo, l'atto che soleva fare il pievano, nell'alzare il reliquiario pił venerato della chiesa, a scongiurare il mal tempo. I fanciulli, che non sapevano del celibato dei preti, sino a una certa etą non la chiamavano altrimenti che la moglie del pievano; al suo nome di Placidia, si soleva aggiungere dai pił il titolo nobilesco di donna; derisione inconsapevole a una povera creatura, che nulla aveva della donna salvo che i guai; nessuno avendola mai chiesta sposa, nessuno amata, e potendosi dire di lei, che la si aveva lasciata vivere per non commettere un peccato mortale.
      Don Apollinare non aveva dato guari segni di voler bene a questa sua sorella, nei tempi quieti; ma in quelli torbidi che s'erano messi verso il 1790, la teneva come persona nudrita a posta, per poter darle in casa i resti delle invettive, che scagliava in chiesa e fuori contro le cose di Francia.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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