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      Allora delle sue distrazioni ne fece un'offerta al Signore, e il pievano non era più all'altare da un quarto d'ora, quando essa, malcontenta di sè, si levò per tornare ai fatti suoi. Ed ecco don Apollinare che, l'aspettasse o no, le si fece incontro sul piazzale della chiesa, colla tabacchiera aperta, dicendo:
      «Ebbene, nostra Marta, come state?
      «Eh signor pievano, da vecchia bene anche troppo!
      «Oh! vecchi non si è mai, finchè l'appetito ci serve! - e qui il prete porgeva alla donna la tabacchiera, che vi facesse dentro una pizzicata.
      «L'appetito - rispondeva Marta sfregando le dita contro la veste, quasi per nettarle prima d'accostarle alla tabacchiera; - l'appetito come Dio vuole c'è, sebbene del mio pane n'abbia mangiato le nove parti.....
      «Mangiate anche la decima, e vi rimarrà quello del paradiso: - disse il pievano - intanto a conti fatti avete visto nascere molti che sono già all'altro mondo; e molti vi passeranno innanzi, che credono di non morire mai perchè sono giovani.... A proposito di giovani, ho inteso che il signor Giuliano è qui in D....?»
      Al modo altezzoso con cui don Apollinare dava del signore a Giuliano, Marta si sentì gelare il cuore, e a mala pena rispose:
      «C'è venuto a fare la pasqua....
      «La pasqua! E dove la fa la pasqua? A tavola, o forse a C...., dove è già andato tre o quattro volte, a trovare i giacobini che appestano quel borgo? Ah l'ha fatta pur grossa la vostra padrona, quando lasciò ch'egli andasse a studiare a Torino! Voleva farsi medico? Ebbene, non poteva fare come tanti altri? impratichirsi da qualcuno dei vecchi, che hanno sempre fatto il mestiere, senz'essere mai usciti da questi monti?


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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