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      Che faccenda è questa che mi capita la prima volta, dacchè sono qua dentro? Sì, se io sono stimata un coraccio che non sente nulla, ditelo; e io faccio un fagotto della mia roba, e un cantuccio da morirvi lo troverò....
      «Ma Marta.... - disse Giuliano - o che adesso impazzate....? Badate invece a star sana, che avremo fra poco bisogno di voi come del pane...! Ma non vi sgomentate; piglieremo una giovane che v'ajuti..., e la farete buona come voi...; qua l'orecchio..., mi sposo...
      «Dio lodato! - proruppe allora la vecchia traendo lunga la voce, mutata in faccia che non pareva più quella: - ora so in che acque mi trovo...! Vi pareva? lasciare al bujo me, che posso dire d'aver visto fondare la casa; e ho portato vostro padre in collo, e fui sola a governargli la roba fin quando si sposò....?
      «Giusto! ben rammentato! quando si sposò...! Io voglio fare ogni cosa come fece mio padre; animo, che feste avete fatto quando egli condusse la sposa?
      «Eh! miracolo se si è mai visto altrettanto! - sclamò Marta levando le mani in alto, come a significare che le erano state cose da non poterle rifare: - le feste durarono mesi, e se le racconto vi paiono favole da narrarsi a canto al fuoco. State a sentire. In una sua gita a M.... nella valle di là, sapete dov'è, vostro padre ebbe una sfida al pallone. Egli non sapeva altro gioco, ma al pallone, capperi, era conosciuto sino in capo al mondo! In quella sua gita s'innamorò di vostra mamma, la quale stava con parecchie zitelle di colà a vedere i giocatori.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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