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      Giunto al piano, passò il ponte, ed entrò nel vico oltre il torrente. I borghigiani facevano le meraviglie, vedendolo andare diritto verso la casa della signora Maddalena, dove non era tornato da anni; le donne bisbigliavano con aria di mistero, e stavano lì per dirgli come la signora non vi fosse, ma nessuno l'osava.
      Quando fu sul piazzale, egli si fermò un tantino e tossì; volendo che quei di casa lo udissero e s'affollassero a fargli accoglienza. Ma la signora era fuori; Giuliano toltosi di là dove Marta l'aveva lasciato a sedere, se n'era andato nel più remoto angolo del giardino; e là passeggiava, soffermandosi a tastare le boccioline or di questa or di quella pianta, come se avessero qualche legame co' suoi pensieri d'amore. In casa non v'era che la fantesca; la quale non appena ebbe visto il pievano corse ad incontrarlo, tutta batticuore, inchini, e ringraziamenti interni alla Madonna, che anco questa volta l'aveva aiutata. La buona donna, se ci rammenta, s'era tirata in casa pregando il cielo che don Apollinare non venisse, o almeno indugiasse tanto da non trovarsi con Giuliano in quell'ora cattiva; e siccome questi non era più là ad aspettarlo, così essa credeva che il cielo se ne fosse proprio immischiato.
      «Men furia e più memoria! - disse il pievano vedendola affrettarsi alla sua volta.
      «O signoria, so che cosa vuol dirmi; ma stamattina sono tornata che la signora era in sul partire; darle colazione, aiutarla a vestirsi, correre su e giù..., sa pure che io qui sono Marta, ma faccio anche da Maddalena; e come diceva.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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