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      Salutando cortese per amor di lei, e per l'onor della casa, egli si fece incontro al pievano; questi rispose con un cenno, e subito uscendo nelle piacevolezze, disse alla fantesca;
      «State allegra, Marta, che con questa sorta di ortolani avrete la più bella ortaglia del mondo!» - E rise in cadenza, soggiungendo a Giuliano: - Ebbene, torinese? Come si stà al paese del Re?
      «Bene - rispose il giovane; - ma non quanto tra questi nostri monti; che qui almeno tutta questa primavera ci pare cosa nostra, e c'entra nel sangue bevuta a sorsi...
      «Gioventù foco e fiamme! - sclamò don Apollinare: e Giuliano giocondamente a lui:
      «Le spegneremo con due bicchieri di moscatello...»
      Quasi non ebbe il tempo di proferire queste parole, che Marta, beata di vedere i propri timori risolversi in un brindisi, non attese d'essere comandata, ma andò da sè per la bottiglia, lesta che il pievano manco se ne avvide.
      «Lasciate stare il moscatello dov'è; - disse egli a Giuliano, annuvolando improvvisamente; - lo beveremo se io partirò di qua amico...
      «Amico? - sclamò il giovane - ma di casa nostra non so che uno sia mai partito scontento!
      «Sarà... ma io in casa vostra ci vengo, non per avere cortesie, ci vengo per rimproverarvi di non avere obbedito! Voi non avete ancor fatta la pasqua?
      «La pasqua? Oh io la faccio quando mi pare; anzi l'ho fatta con mia madre, e vorrei essere lasciato in pace con essa, sempre...!
      «Proprio come un debitore che dicesse al creditore: non darmi noia! Bravo!
      «Via, signor pievano, non vada in collera!


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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