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      Fuori, stette un istante a ricomporre il volto, poi, colla maggior calma che potè, cominciò a parlare come interrogasse e rispondesse a qualcuno. «Torneranno? Stassera? Oh la testa vuota! Vecchi vecchi...!» E rivenuto dov'era il barone:
      «Vecchi! Vecchi! - continuava - badi, badi a non invecchiare, perchè si perde il meglio, la testa e la memoria.... Vede che mi accade? Stamane ho mandato le mie figliuole a ricrearsi un tantino alla nostra villa vicina a quel convento, là, che si vede stando sul ponte...., ebbene, vegga memoria! Andava a cercar di Bianca par la casa. Rida, rida, ma perdoni; trovo qualcuno, e mando a dire che tornino subito...»
      Così dicendo faceva segno di voler andare; ma il barone rattenendolo:
      «No no... per quanto mi spiaccia non poterla vedere, non voglio torre alle sue figliuole un'ora di spasso.... A domani, a domani....»
      Il loro colloquio durò un'altra mezz'ora; durante la quale, il signor Fedele, pur avendo il capo ai rifiuti di Bianca, seppe così bene non farsi scorgere, che parve tutto occupato del suo interlocutore. Questi poi, prese commiato; rimanendo tra loro che l'indomani si sarebbero riveduti per condurre a termine ogni cosa; ed essendo già l'ora dell'abbassare del giorno, se n'andò tutto solo a passeggiare sotto gli olmi, e a guardare la via, se vedesse Bianca tornare.
      Aveva bell'aspettare; e in verità, sarebbe stato meglio per la fanciulla essere su quella via, perchè in casa aveva a passare un triste momento. Suo padre, vistosi solo, fece come colui che giunge a strapparsi il bavaglio che l'affogava.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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