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      Uscì in un largo respiro, e a passi lenti, accigliato, con una mano tormentandosi la coda tirata sul petto, coll'altra agitando la catenella d'uno dei due orologi che aveva nelle saccoccie della sottoveste, fu dinanzi a Bianca; la quale non era più sola, la zia e Margherita essendole venute in camera poco prima. Le fu dinanzi:
      «E se - disse, quasi continuando il discorso - se voi non lo sposerete, neanche se fosse il figlio del Re; in coscienza il barone sposerà voi, dovessi strapparvi la lingua, per farvi dir sì!» - E volto alle due con grand'ira: «E voi che fate? Levatevi di tra piedi!
      «O babbo, o cognato! - sclamarono la cieca e Margherita: e questa gli abbracciava le ginocchia, quella tendeva le mani come per cercare le sue. Ma egli respingendole e gridando che non aveva nè cognata nè figlie, le mise fuori della camera, chiuse le finestre, andando e tornando come forsennato; e fu di nuovo sopra Bianca, pallida, silenziosa, seduta, colle mani abbandonate sulle ginocchia, come un'antica vergine cristiana, che ne' sotteranei del circo stesse aspettando d'essere data alle fiere.
      «Orsù - ripigliò - a qual giuoco si fa tra noi? Parliamoci corto: lo sposerete?»
      E Bianca umile e mansueta: «non posso.
      «Non posso! - urlò il padre - non voglio, dovete dire! Ed è una trista parola, per risponderla ad un padre della mia sorta! Chi mi vi ha fuorviata a questo modo? Ho inteso dire che le fanciulle osano talvolta innamorarsi!... impallidite? Ditemi la parola, che vi veggo lì sulle labbra; ditela che me la possa appiccicare bene qui, all'orecchio.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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