Pagina (115/480)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se durava un altro poco io moriva!»
      E diè volta sull'altro fianco, studiandosi di non più addormentarsi, pauroso che il brutto sogno ricominciasse. Stette così un tantino rannicchiato, poi riprese a parlare.
      «O che è questo picchio nell'orecchio? Che sia effetto del sangue?»
      In quel dire alzava la testa dal guanciale. Il picchio non pareva più un picchio, ma sì un martellare di campane; al quale s'aggiunse un altro suono, noto, terribile, quello del corno, sorta di nicchio marino onde di quei tempi, coma usa in Corsica, andava ne' monti liguri provveduto ogni casale; sicchè di ladri, d'incendi, di lupi calati l'inverno, si mandava di valle in valle, rapida e lontana la voce.
      «Ohe! - gridò allora sorgendo a mezzo, - la campana di C.... stormeggia, e questo è il corno! Signore aiutatemi!»
      E balzando dal letto, senza stare a cercar co' piedi le pianelle, corse a spalancar la finestra; ma di subito preso da più stretta paura, riaccostò le imposte e le tenne socchiuse, quanto potesse guardar fuori con un solo occhio. In quella il cascinaio, i figli, chi dalla porta, chi dai finestrelli, porgendo il capo, si mostravano anch'essi.
      «Dunque che cosa accade? - chiese ansando il signor Fedele - ne sapete qualcosa voi?»
      Per tutta risposta, uno di quei villani, che s'era insino allora rattenuto per non destare il padrone, e scoppiava dalla voglia, precipitò sull'aja si recò alla bocca il corno, e ne trasse un muggito così pieno ed acuto, che al signor Fedele parve sentirsi passato fuor fuori da una cannonata.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Corsica Fedele Fedele