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      «Fuori il signor Fedele! Aprite! Vogliamo lui! Siamo della valle! Veniamo a pigliarlo per capitano! Vogliamo che ci meni ad ammazzar tutti i Francesi! daremo loro come ai cani arrabbiati.... al lupo.... al diavolo in carne!»
      Le voci diverse suonavano d'ogni parte intorno alla palazzina, nč valeva il cascinaio a far che quei bifolchi smettessero dal gridare selvaggio. Chč anzi alle due fanciulle da dentro, pareva girassero cercando modo di salire sulle finestre, E stavano strette l'una all'altra, aspettandosi ad ogni istante di vederli irrompere; quando cessņ il vociare, e porgendo orecchio udirono la parola soave della zia Maria, che si volgeva alla fiera brigata da una finestra del primo piano. Costoro vedendo quel viso di donna cieca, dipinto di sicurtą, d'innocenza e quasi di fanciullezza; stavano a bocca aperta ascoltando: tornati in quel rispetto che avevano sempre avuto per la famiglia del signor Fedele, e gią vergognavano d'aver osato tanto. E la cieca diceva:
      «Buona gente, abbiate compassione delle mie nipoti e di me; gią mi pare alle voci di conoscervi tutti. State quieti, voi cercate di mio cognato, ed egli non č qui...
      «Come? Non l'abbiamo visto coi nostri occhi? - diceva uno della brigata, quasi consigliandosi coi compagni. E un altro:
      «Ehm! pareva anche a me che avessimo preso abbaglio.... Il signor Fedele sarą a C.... nevvero signora damigella Maria?
      «Sicuro č a C.... - usciva a dire un terzo, togliendo alla cieca il pericolo di dire una bugia: - passeremo lą e lo cercheremo.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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